Quell’adorabile canaglia di Seth MacFarlane
Il finto perbenismo di facciata di questi assurdi tempi liquidi sta mettendo di gran carriera un silenziatore sempre più stretto alla libertà di poter fare un certo tipo di umorismo. Prima di poter partorire un pensiero dal contenuto comico bisogna fare complicati calcoli astronomici atti a non urtare l’ultra sensibilità dell’umanità intera, troppo impegnata a prendersi fottutamente sul serio per comprendere la potenza liberatoria di una sana risata. Le velleità di emancipazione di questo presunto moderno mondo libero stanno partorendo teorie che nulla hanno a che fare con la reale libertà e che dovrebbero essere prese per quello che sono: delle grandissime cazzate.
Va da sé, quindi, che il cosiddetto black humor sia non solo materia per veri intenditori ma anche materia ormai ostracizzata da questo mondo che ha avuto il coraggio di partorire la cancel culture. Si tratta di un diabolico meccanismo, moderna forma di ostracismo, che in tempi recenti ha fatto vittime illustri tra personaggi famosi e programmi che in fin dei conti non hanno realmente mai fatto del male a nessuno se non a persone che non sanno vivere. Persino I Simpsons, in trentadue anni di spassosa carriera, hanno dovuto flettere la loro iniziale verve comica, passando anche attraverso a polemiche abbastanza sterili (vedi il caso Apu e del recente cambio di doppiatori).
Per fortuna non tutto è perduto e c’è ancora qualche mente geniale in grado di creare qualcosa che permette di avere la libertà di ridere delle stranezze e delle storture del mondo e dell’umanità. Tra questi vi è quel simpatico cazzone cazzaro di Seth MacFarlane, famoso principalmente per essere la mente geniale (e al tempo stesso malata) dietro la creazione de I Griffin. Questa serie ha cambiato drasticamente la percezione delle nuove generazioni riguardo il concetto di ciò che può essere dissacrante. Certo, molto probabilmente qualcuno con qualche anno in più farà magari notare come serie del calibro di King Of The Hill e Beavis & Butthead siamo arrivati prima rispetto ai Griffin, così come anche South Park (di cui parleremo prossimamente in modo approfondito).
Il successo di tale serie è da ricercarsi nella comicità di cattivo gusto, bastarda e tremenda delle gag che sono le vere protagoniste degli episodi. Sono la perfetta rappresentazione della famiglia media americana, ancora più rincoglionita di quanto non si sia visto ne I Simpsons. La capacità di Seth MacFarlane di creare crepe in quel muro di gomma quale è il finto perbenismo di facciata lo ha portato a creare diversi spin off della sua serie principale, come American Dad e The Cleaveland Show. Molto interessante è anche il suo approccio cinematografico, con film quali Ted e Un milione di modi per morire nel West. Il vero insegnamento di tutti questi prodotti che arrivano dalla parte più oscura della materia anfibia inorganica comunemente detta merda della fantasia di MacFarlane è di poter essere liberi: liberi di ridere, di scegliere che cosa guardare o meno ma, soprattutto, di non prenderci troppo fottutamente sul serio. Perché, in fondo, siamo noi le prime macchiette di noi stessi.
Hank Cignatta
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