Daltry Calhoun, la buona prova d’attore di Johnny Knoxville
Quando si parla di Johnny Knoxville, al secolo Philip John Clapp, lo si associa immediatamente come capobanda di quella scalcinata squadra di rincoglioniti cronici quale è stata Jackass. Con il suo viso, che sembra più una maschera atta a prendere per il culo chi lo sta guardando, salutava il pubblico prima di lanciarsi o presentare qualche pazzia che da li a poco sarebbe apparsa sullo schermo. Nonostante questo, il re del trauma cranico ha provato più volte a bussare alle porte dorate dell’Industria dei Sogni, con alterne fortune. Tra i ruoli da protagonista che ha avuto, dove non ha dovuto lanciarsi da distanze impossibili o cimentarsi in stunt dolorosi come quello che gli ha procurato la rottura del pene in seguito ad una caduta mentre girava una puntata di Nitro Circus.
E nella carriera cinematografica di Knoxville fuori dal contesto di Jackass vi è una piacevole ed anomala eccezione, chiamata Daltry Calhoun. Film del 2005, scritto e diretto dalla regista ed attrice Katrina Holden Bronson, narra le vicende di Daltry Calhoun, imprenditore del settore dei prati di golf che ha riscosso un notevole successo nella piccola cittadina di Ducktown, nel Tennessee. I suoi spot televisivi passano a rotazione continua sulle emittenti televisive locali e sono diventate un vero e proprio must per i cittadini che ne ricordano con piacere slogan e motivetto musicale. Tutto sembra andare per il meglio finché l’ex moglie di Daltry, abbandonata a metà degli anni Settanta per il suo stile di vita fatto di droghe e poligamia, si presenta alla porta della sua attività presentandogli il conto con il suo passato. Inoltre gli presenta la figlia June, quattordicenne con la passione per la musica, chiedendoli di prendersene cura quando il male incurabile del quale è affetta la costringerà alla morte. Lentamente June entra nel mondo del padre, diventandone parte integrante ed insegnando al padre scaltro e superficiale che non si è mai abbastanza vecchi per imparare dai propri errori e maturare.
Daltry Calhoun è un film che si lascia indubbiamente guardare, capace di esprimere in maniera interessante tutti gli elementi necessari ad una pellicola affinché sia interessante. E’ un film che tratta temi delicati come l’abbandono, la perdita delle persone care, la malattia e il pregiudizio delle piccole realtà ma lo fa con uno stile unico che rende la visione sicuramente piacevole, in grado di far capire allo spettatore di essere venuti a contatto con un film di gradevolissima fattura in grado di tirare fuori il meglio dagli attori presenti nel cast (tra tutti Johnny Knoxville e Juliette Lewis, nei panni di un’ingenua ma sinceramente affettuosa donna dell’America del sud). La piacevole atipicità di questa pellicola assume un connotato ancor più forte se si pensa che tra i produttori del film vi è anche Quentin Tarantino, generalmente associato al genere pulp che ha contribuito a far tornare in auge. Grazie a C’era una volta ad Hollywood Tarantino ha dimostrato di poter essere Tarantino senza dover necessariamente fare Tarantino e l’aver creduto in un progetto così apparentemente atipico dal suo solito genere la dice lunga sulla bontà originaria del progetto. Il successo commerciale è ben altra cosa, ma si sa i gusti sono gusti e spesse volte la critica non capisce un cazzo.
Hank Cignatta
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