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    Buckethead, l’enigmatico talento del rock

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    La storia di Buckethead è quella di un artista atipico, vero e proprio genio della musica, capace di far letteralmente cantare quella chitarra elettrica diventata negli anni della sua carriera simbolo stesso di questo enigmatico personaggio tanto quanto quella maschera bianca che gli cela il volto o quel secchiello di pollo KFC appoggiato sulla testa dal quale parte una cascata di lunghi capelli ricci. Della sua controparte “umana” si ha un nome (Brian Patrick Carroll) e una data di nascita ( 13 maggio 1969) che però sono nient’altro che informazioni date in pasto alla morbosa curiosità di pubblico e di stampa che deve avere determinate certezze per poter certificare il talento di chicchessia, qualora quest’ultimo si palesi ( e magari senza il passaggio in qualche talent show).

    Buckethead nel suo tipico costume durante un concerto

    Buckethead è sicuramente un chitarrista molto tecnico, capace di uno stile assai accurato e rapido nell’esecuzione, che nel corso degli anni gli sono valsi l’inserimento nell’elenco dei vari chitarristi shredder, ovvero quei chitarristi in grado di fare rapidi virtuosismi di elevata complessità. La sua carriera inizia alla fine degli anni Ottanta, quando milita nelle fila del gruppo Class- X, il quale si scioglie dopo poco tempo a causa del mancato raggiungimento dell’agognato successo. Nel frattempo Buckethead partecipa a numerosi concorsi chitarristici dove ha il suo talento ha modo di essere riconosciuto ed iniziando a destare l’attenzione di alcuni addetti ai lavori. Nel frattempo continua a dividersi tra la militanza in altri gruppi e l’incisione di album solisti, che gli vale negli anni anche la possibilità di prendere parte all’incisione delle colonne sonore dei film Johnny Mnemonic e Mortal Kombat.

    Nonostante il suo nome iniziasse a catturare l’attenzione del mondo del rock e degli artisti che hanno scritto pagine fondamentali della storia di questo genere musicale e la grande prolificità che lo hanno portato a pubblicare ben trecento album in studio, Buckethead continuava ad essere una sorta di artista ” di nicchia”, anche dal punto di vista di popolarità nel grande pubblico. La grande occasione per dimostrare il suo immenso talento arriva nel 2008, quando figura tra i musicisti che hanno preso parte all’incisione di Chinese Democracy, il tanto atteso e chiacchierato sesto album in studio dei Guns ‘N’ Roses. Prima della grande riunion tra Axl Rose, Slash e soci, in quel periodo il chitarrista statunitense era ancora lontano dall’idea di una possibile reunion. Buckethead seguì i Guns anche nei tour promozionali dell’albume ben presto si scatenò il paragone con Slash e la presa di coscienza del fatto che lo storico chitarrista dei Guns ‘N’Roses aveva finalmente trovato sulla sua strada un degno “avversario” pieno di talento. In quel preciso istante il talento di Buckethead era uscito dall’ombra dell’anonimato di pochi e fedeli appassionati per approdare tra i grandi artisti capaci di far letteralmente cantare il proprio strumento.

    Ogni sua produzione è un lisergico viaggio musicale attraverso le sconfinate dimensioni musicali dove è il suono selvaggio della sua chitarra elettrica a dettarne il tempo. Ogni album e ogni brano è un tipo di esperienza a se stante, capace di far continuare ad aver fede in questo artista in grado di creare qualcosa di sempre diverso, mai uguale o banale. Personalmente non amo i gruppi o gli artisti eccessivamente tecnici, che perdono molto nell’ascolto degli album e che sono delle vere e proprie macchine da live. Sicuramente in questo frangente (e anche per altri aspetti) Buckethead rappresenta una piacevole eccezione, in quando è un’istrionica macchina da palcoscenico. I suoi concerti, infatti, sono delle vere e proprie esperienze dove l’artista gioca ed interagisce con il pubblico. Si esibisce nella danza del robot, mostra le sue abilità nell’uso del nunchaku (antica arma giapponese impiegata nelle arti marziali e resa celebre da Bruce Lee) e scambia regali con il pubblico tra una pausa e l’altra dei suoi concerti. Sicuramente un artista atipico, capace di far parlare il suo talento e il suo strumento anziché far apparire la sua persona. Buckethead rappresenta la versione rock dei Daft Punk, dei quali si conosce il vero nome ma poche volte si è visti senza i loro iconici caschi. Qualora ne abbiate l’occasione provate ad avvicinarvi a questo grandissimo artista, avrete modo di apprezzare il fatto di aver incontrato un artista che con la sua musica ha dato da raccontare e da trasmettere.

    Hank Cignatta

    ® Riproduzione riservata

    Sono la mente insana alla base di Bad Literature Inc. Giornalista pubblicista, Gonzo nell’animo, speaker radiofonico, peccatore professionista, casinista come pochi. Infesto il web con i miei articoli che sono dei punti di vista ( e in quanto tali condivisibili o meno) e ho una particolare predisposizione a dileggiare la normalità. Se volete saperne di più su di me e su Bad Literature Inc. leggete i miei articoli. Ma poi non dite che non siete stati avvertiti.

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