
Bevo. Penso. Scrivo.
La vita è una festa continua, fatta di colpi di scena non previsti che fanno parte di una sceneggiatura scritta da persone talvolta incompetenti. E’ un po’ come quando si va a pesca. Alle volte la giornata è proficua, altre volte invece torni a casa solo con la faccia bruciata dal sole e nulla più.

Il timido sole di metà pomeriggio illumina sornione gli anonimi edifici bianchi che si domandano il perché di cotanta fortuna in un contesto così anonimo e scialbo. In cielo neanche una nuvola e l’aria sempre più rarefatta, sempre più sporca. Intanto passa un’altra giornata e i tasti della mia macchina da scrivere virtuale per oggi hanno picchiettato più che a sufficienza. Cerco una frase, chiudo un periodo, scelgo la punteggiatura giusta e la forma verbale corretta.

Tanto il mondo la fuori è un libro mal stampato scritto come una sinfonia stonata che lentamente sta diventando una triste e stridente abitudine. Tutto scritto, già previsto. Già vissuto e così paurosamente finto da sembrarci nuovo. E per quanto ci sforziamo di andare dritti tutto intorno crolla rovinosamente a terra frantumandosi in mille pezzi. La Colla-Che-Aggiusta-Le-Cose-Della-Vita è finita, era troppo tossica e non la producono più. Chissà se siamo in grado di dare un prezzo anche alle nostre coscienze. Intanto mi affaccio fuori a guardare fuori dalla finestra l’istantanea di un mondo sornione che tutto vuole e tutto distrugge mentre la radio suona un pezzo degli Stones. Ed aumenta così la mia simpatia per il diavolo.
Hank Cignatta
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