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    Vita Da Carlo, la geniale seduta psicoanalitica di un grande artista

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    Non è mai facile per un grande attore riuscire a continuare a rimanere sulla cresta dell’onda, in tempi così incerti e liquidi come quelli che stiamo vivendo, dove riuscire a creare qualcosa in grado di essere realmente interessante è davvero la grande sfida. Il talento è un termine oggigiorno eccessivamente inflazionato, che passa attraverso i cosiddetti talent show e i giudizio dei vari giudici di turno, che decidono (o meglio, provano a farlo) che cosa bisognerà spupazzarsi in ambito musicale, televisivo o cinematografico (e non necessariamente in questo ordine).

    I talent show sono ormai i catalizzatori dei contenuti dell’intrattenimento degli ultimi anni

    Questa dev’essere stata, probabilmente, la questione sulla quale ha riflettuto Carlo Verdone, grande attore e regista, indubbio punto di riferimento della comicità nostrana. Per mezzo dei suoi film e dei suoi personaggi ha dato vita a maschere che si sono plasmate in maniera perfetta sulla tragicomica società italiana, diventate veri e propri punti di riferimento dell’immaginario collettivo. E se la visione cinematografica di Verdone, dei suoi film e dei suoi personaggi hanno un posto di tutto rispetto nell’Olimpo del cinema italiano e sono anche oggetto di studio, come fare per creare qualcosa per attirare l’attenzione dell’esigente e sempre più rompicoglioni spettatore medio moderno e allo stesso tempo distinguersi dalle altre produzioni? La risposta a tutto questo è Vita Da Carlo, la nuova serie tv ideata dallo stesso verdone e distribuita dal servizio video on demand Prime Video.

    Immagine promozionale della serie Vita Da Carlo

    In Vita Da Carlo, Verdone interpreta sè stesso: una persona che non si nega mai ad una foto o una parola con i suoi fans che lo riconoscono per strada e citano le battute cult dei suoi film e dei suoi personaggi. A fare da contraltare a tutto questo vi è la vita privata di Carlo, il rapporto non facile con i figli e l’ex moglie Sandra (interpretata da Monica Guerritore) e il desiderio di dare un impulso diverso alla sua carriera cercando di proporre un progetto assai diverso rispetto alla solita commedia con i tanti personaggi che caratterizzano il suo stile inconfondibile. La possibilità per una svolta giunge in maniera del tutto inaspettata: in seguito alla pubblicazione e alla virale condivisione di un video che ritrae Verdone spendere parole d’amore per Roma, sua città natale, in preda all’abbandono da parte della politica e della sua amministrazione, giunge totalmente inaspettata la proposta per candidarlo quale nuovo sindaco della capitale. Inizialmente Verdone rifugge anche soltanto all’ipotesi, che poi pian piano accarezza sempre di più cercando di controbilanciare la sua vita privata caratterizzata da tante figure sopra le righe come quella dell’amico Max Tortora (che interpreta sé stesso) e la figura ingombrante di Chicco, l’ex fidanzato della figlia Maddalena, letteralmente accampato a casa Verdone ma che diventerà per il padrone di casa un sincero confidente.

    Max Tortora (a sinistra) con Carlo Verdone in una scena della serie tv

    Vita Da Carlo risulta essere un prodotto vincente per diversi motivi: la scelta di affidarsi ad Prime Video per la distribuzione, anziché sui network televisivi tradizionali, permette alla serie di non essere vittima della sindrome di anonimia che affligge l’attuale versione della televisione “tradizionale”, ovvero come siamo sempre stati abituati a vederla prima dell’avvento delle piattaforme di distribuzione video che permettono allo spettatore di essere totale padrone del mezzo con il quale fruire la visione dei contenuti e dell’orario più congeniale per poterlo fare, slegandosi quindi dai ritmi dei palinsesti televisivi. Verdone si cimenta nella serialità presentando qualcosa che riesce a catturare l’attenzione dello spettatore, analizzando sé stesso, le sue paure, le sue paranoie e i suoi successi. Nel corso di questa prima stagione, caratterizzata da dieci travolgenti episodi da trenta minuti cadauno sono scoppiettanti, riempiono alla perfezione il tempo della narrazione narrativa e spingono alla visione di quello successivo per poter avere una più ampia percezione dell’insieme della trama.

    Carlo Verdone celebra sé stesso e tutti i suoi personaggi ma non lo fa in modo paraculo, bensì con qualcosa che è una dichiarazione d’amore al cinema, all’arte e alla sua Roma che tante volte è stata perfetta cornice per alcune delle scene più iconiche dei suoi film. Particolare menzione merita la scena del terzo episodio nel quale Verdone, accompagnato da Max Tortora, si reca a casa di una sua fan allettata che ama i suoi film ma che non gli risparmia alcune critiche. Ne nasce un geniale dialogo surreale, dove Verdone si mette a nudo con un personaggio che rispecchia nel migliore dei modi la presunzione tuttologa dello spettatore moderno, che tutto vuole ma che realmente fatica a percepire determinati dettagli, che usa termini di cui ignora il reale significato e che fa della caciara fine a sé stessa oltre che uno sport olimpico, un rigoroso stile di vita. Anche la figura del produttore (interpretato da Stefano Ambrogi, il quale ha debuttato al cinema nel 1998 proprio con Verdone in Gallo Cedrone) è una caricatura del reale co-produttore della serie, Aurelio De Laurentis, presidente della Filmauro, che sottolinea come il pubblico se non ride non si diverte, specialmente in un periodo buio come quello della pandemia e del suo attuale sviluppo. Una serie che, a pochi giorni dalla sua distribuzione, è già un piccolo cult e che fa davvero piacere vedere in un mondo in cui troppe persone si prendono (ancora) troppo fottutamente sul serio.

    Hank Cignatta

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    Sono la mente insana alla base di Bad Literature Inc. Giornalista pubblicista, Gonzo nell’animo, speaker radiofonico, peccatore professionista, casinista come pochi. Infesto il web con i miei articoli che sono dei punti di vista ( e in quanto tali condivisibili o meno) e ho una particolare predisposizione a dileggiare la normalità. Se volete saperne di più su di me e su Bad Literature Inc. leggete i miei articoli. Ma poi non dite che non siete stati avvertiti.

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