Depeche Mode, Cronaca di un’Epopea Elettronica
Mi trovo a bordo dell’auto della Dani California del momento mentre stiamo andando a casa sua. La sua autoradio è decisamente molto più avanzata della mia e monta un modulo per la ricezione del segnale DAB, un sistema di diffusione radiofonica digitale che offre un’alternativa alla radio analogica tradizionale. Si sintonizza su una emittente tedesca che trasmette musica anni Ottanta giorno e notte che in quel preciso momento manda in onda Everything Counts dei Depeche Mode. E in quel momento Nevrotic Town (o Torino, se siete appassionati di motonautica) con le sue improvvise temperature rigide e le sue giornate grigie, inizia ad avere il suo perché.
Basildon: la provincia inglese dove tutto è troppo normale per essere vero
Basildon, una città di circa 115.955 abitanti nella contea dell’Essex meridionale nell’Inghilterra sud-orientale a circa 43 km a est di Londra, negli anni Settanta è il tipo di città che ti spinge a scappare o a inventarti un mondo alternativo. Vince Clarke e Andy “Fletch” Fletcher, due ragazzi con tasche vuote e molte più idee che possibilità, decidono per la seconda opzione: formano una band, poi un’altra, poi un’altra ancora cercando una formula che funzioni.

È un’era grigia, post-industriale, dove la musica elettronica è la creatura strana che sta nascendo negli scantinati tra saldatori, cavi e rumoracci sintetici che sembrano provenire dal futuro. Nel frattempo, Martin Gore strimpella altrove in formazioni minori, finché le traiettorie dei tre non si intrecciano. È il 1979 quando nasce Composition of Sound, un nome che fa tanto laboratorio sperimentale più che band pop. Tastiere economiche, entusiasmo alto ed una sola certezza: la chitarra non è più il centro del mondo.

Dave Gahan: il frontman trovato per caso (e per destino)
La leggenda vuole che Vince Clarke senta Dave Gahan cantare Heroes di David Bowie in un capanno scout. È uno di quei momenti cosmici in cui capisci che la voce giusta è lì davanti a te e se non approfitti del momento potresti pentirtene per sempre. Gahan entra nella band e i Composition of Sound diventano davvero un gruppo. Il 14 giugno 1980, alla Nicholas School di Basildon, si esibiscono per la prima volta nella formazione che cambierà la storia della musica elettronica.

La nascita del nome: Depeche Mode
Non basta avere i sintetizzatori: serve un nome che abbia stile. Gahan propone Depeche Mode, preso dalla rivista francese di moda Dépêche Mode. La traduzione non è moda veloce come molti credono: dépêche significa infatti dispaccio, notizia.
È un nome elegante e moderno, perfetto per una band che vuole trasformare la musica elettronica in una dichiarazione estetica.

Contesto storico: quando la new wave si mescola al futuro
È il 1980 e il punk ha lasciato alle spalle solo cenere. La New Wave sta emergendo ed è futuristica, scintillante e piena di sintetizzatori che suonano come robot innamorati. I Depeche Mode s’infilano nella corrente ma con un’identità diversa: non vogliono solo suonare synth-pop ma creare mondi.

Mute Records: Daniel Miller e il grande salto
Il destino arriva sotto forma di Daniel Miller, fondatore della Mute Records. Li vede dal vivo, riconosce subito l’energia, la purezza elettronica, la potenzialità. Li mette sotto contratto e dà loro ciò che serve: libertà. I primi singoli funzionano: Just Can’t Get Enough diventa un fenomeno pop istantaneo.
Il primo terremoto in casa Depeche Mode: Vince Clarke se ne va
Non appena arriva il successo, Clarke decide di andarsene. Troppa pressione, troppa esposizione, troppa poca affinità con il nuovo corso più cupo che la band stava prendendo. I Depeche Mode lasciano andare il principale autore e il rischio di implodere è reale.

Martin Gore prende il volante
Gore diventa il principale compositore e il suono cambia radicalmente: più introspettivo, più oscuro, più adulto.
A Broken Frame è la prima testimonianza di questa metamorfosi. Poco dopo entra in scena Alan Wilder, musicista incredibilmente talentuoso che plasma la loro impronta sonora per oltre un decennio.

L’estetica secondo Anton Corbijn
I Depeche Mode non sono solo musica: sono anche immaginario. L’incontro con il fotografo e regista Anton Corbijn definisce l’identità visiva dei Depeche Mode: minimalismo, malinconia, simbolismo. Corbijn non si limita a fotografarli: li crea e li reinventa come figure sospese tra gotico e industriale.

I Depeche Mode Gli anni della consacrazione
Da Construction Time Again a Black Celebration fino a Music for the Masses la band cresce, sperimenta e si espande. Nel 1990 arriva Violator, forse il loro capolavoro assoluto: Enjoy the Silence diventa un inno mondiale senza tempo.
Eccessi, crisi e sopravvivenza dei Depeche Mode
Gli anni Novanta sono tempesta pura: Dave Gahan lotta con dipendenze che lo portano più vicino alla morte che alla vita. Nel 1996 a causa di un mix di droghe ha un arresto cardiaco ma riesce a sopravvivere alla cosa. I Depeche Mode si reggono a fatica, ma resistono. Sono una band che sembra sul punto di esplodere e lo fanno ma sempre verso l’alto.
La scomparsa di Andy Fletcher: il lutto che ha cambiato tutto
Il 26 maggio 2022 Andrew Fletcher muore improvvisamente a sessant’anni anni a causa di una dissezione aortica. Niente avvertimenti, nessun dramma pubblico: se n’è andato come ha sempre vissuto: senza far rumore ma lasciando un vuoto gigantesco.

Fletch non era il frontman, non era l’autore principale, ma era il collante. Il mediatore. Il consigliere. La stabilità emotiva. Il cuore pratico della band. Il suo ruolo non era spettacolare ma era essenziale. Era la persona che teneva insieme Gahan e Gore quando il mondo li stava tirando a pezzi ed era la voce della normalità in un gruppo abituato agli estremi. La sua morte non ha tolto solo un membro storico ma ha visto sparire una colonna portante dei Depeche Mode e della storia della musica.
“Memento Mori”: l’arte come risposta dei Depeche Mode alla morte
Quando Gahan e Gore si ritrovano da soli, capiscono che i Depeche Mode non possono più essere ciò che erano. Ma comprendono anche che devono continuare, se non altro per onorare l’amico. Nasce così Memento Mori (2023): un album che è una meditazione sulla morte, sul tempo che passa e sulla fragilità umana. Un omaggio non dichiarato ma evidente, inciso in ogni atmosfera e in ogni eco elettronico del disco.
Il tour mondiale che segue è il primo senza Fletch. Sul palco la sua assenza è una presenza gigantesca. In alcuni momenti, Gahan canta anche per lui.
Il nuovo corso dei Depeche Mode
Dopo Fletcher, la band è di fatto un duo. Eppure non suonano come una band ridotta ma bensì trasformata. Il dolore li ha resi più intensi, più maturi e più consapevoli del proprio lascito. In un certo senso i Depeche Mode post-Fletcher sono la loro versione più umana di sempre.

Epilogo: il lascito eterno dei Depeche Mode
I Depeche Mode non sono solo una band. Sono una biografia collettiva dell’era elettronica nonché un’icona culturale che ha attraversato lutti, dipendenze, rivoluzioni, tecnologia e spiritualità. Da Basildon al mondo. Dal synth suonato nelle stanze agli stadi pieni. Dalla new wave all’eternità. E oggi, senza Andy Fletcher, il loro viaggio non è meno potente, anzi: è semplicemente più reale, più vulnerabile e più umano.
Hank Cignatta
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