Vincenzo Mollica: il volto gentile del giornalismo italiano
L’eleganza discreta di un maestro del giornalismo
Scrivere di Vincenzo Mollica significa confrontarsi con una figura che ha fatto della professionalità discreta e del garbo fuori dalle righe e dalla carta la sua cifra stilistica. Figlio di un giornalismo dotto, erede ideale di Gianni Minà ed Enzo Tortora, Mollica rappresenta il punto d’incontro tra la cultura e l’umanità.

30 08 2007 Venezia
Se dovessi confrontare la figura di Minà con quella di Mollica, potrei affermare che il primo incarnava il giornalismo narrativo e rispettoso, mentre il secondo lo ha trasformato in un gesto di cortesia: l’intervista come dialogo, mai invasivo, sempre accogliente.

Vincenzo Mollica, Un cronista che non aveva bisogno di urlare
Figura storica della RAI, Vincenzo Mollica non ha mai avuto bisogno di alzare la voce per farsi ascoltare. Eppure, quando c’era da prendere posizione, non si è mai tirato indietro. Con la sua voce pacata e quasi timida, è stato per decenni il contrappunto perfetto al clamore dei festival, dei palchi e delle prime cinematografiche, cercando sempre la parte più intima e autentica dell’evento.
Il trio ideale: Minà, Tortora e Mollica
Mollica è indiscutibilmente parte di un trio ideale insieme a Gianni Minà ed Enzo Tortora, tre giornalisti con caratteristiche diverse ma complementari. Dove gli altri rincorrevano lo scoop, lui cercava la verità gentile, quella che si rivela solo a chi sa ascoltare.
La sua capacità di porgere la domanda giusta nel momento giusto è già una risposta. Rispettoso, consapevole, mai invadente, Mollica ha mostrato che l’intervistato non è un bersaglio ma un interlocutore da accompagnare con empatia verso la verità condivisa.

Mollica, Un custode di umanità e cultura
Questo modo di abitare il giornalismo in maniera profonda e consapevole lo ha reso un custode di umanità in un mestiere oggi spesso dominato dalla fretta e dall’aggressività mediatica. Mollica ha trasformato il giornalismo in una forma di letteratura minima, fatta di dettagli, ironia e citazioni colte. Non era mai un cronista meccanico: era un narratore che sapeva che dietro ogni artista c’è una storia, e dietro ogni storia un frammento di verità.
Vincenzo Mollica e Il jazz sommesso del racconto gentile
Rileggendo o ascoltando le sue storie, sembra di sentire un jazz sommesso o un’opera di Bach che scivola tra le righe: niente clamore, solo racconto gentile. Mollica ci ha mostrato la forza silenziosa di un giornalismo che resta a disposizione dei curiosi, un invito all’informazione sana e rispettosa, frutto di cultura e passione.
Vincenzo Mollica e hUgo Pratt: amicizia tra penna e matita
Con Hugo Pratt, creatore di Corto Maltese, Mollica ha avuto un rapporto fatto di stima e rispetto reciproco. Non solo giornalista e artista, ma complici di avventure immaginarie. Pratt gli offriva mondi da esplorare, Mollica li traduceva in parole con la stessa delicatezza con cui si sfoglia un fumetto ingiallito. Un legame che continua idealmente ancora oggi, tra la famiglia Mollica e la famiglia Pratt, a testimoniare come il fumetto possa diventare un mezzo indissolubile tra filosofia e disegno, tra racconto e arte.

Fiorello e Mollica: l’equilibrio tra follia e misura
Il rapporto con Fiorello è stato altrettanto speciale. Fiorello portava la follia e l’energia dissonante; Mollica, con la sua calma disarmante, gli concedeva spazio e respiro. Non lo intervistava: lo accompagnava, come un direttore d’orchestra che lascia al solista la libertà di improvvisare.
Tra loro c’era un gioco di specchi, fatto di complicità e affetto. Fiorello incarnava la spontaneità, Mollica la misura. Insieme creavano equilibrio. Mollica lo ha raccontato senza mai ridurlo a caricatura, ma restituendogli la dignità di un fenomeno culturale in continua evoluzione.
Mollica a Sanremo: il cronista zen della RAI
L’immagine di Vincenzo Mollica a Sanremo è quella di un pellegrino dell’anima che attraversa il clamore del Festival con passo leggero. Non raccontava semplicemente l’evento: lo viveva, lo respirava, lo trasformava in letteratura visiva e orale, con la pacatezza di chi sa che il vero spettacolo è negli occhi di chi osserva. Sanremo è Mollica, e Mollica è Sanremo: cronista gentile e custode della memoria, ha reso il Festival un capitolo di storia culturale italiana, raccontandolo sempre con rispetto e poesia.
Il trio dei maestri: Minà, Tortora e il custode della gentilezza
Gianni Minà era il cantore epico, capace di trasformare ogni intervista in un’odissea umana.

Enzo Tortora, invece, fu il cronista d’inchiesta tragicamente vittima del proprio tempo, simbolo di una dignità spezzata ma mai perduta.

E poi c’è Mollica: colui che non ha mai cercato il mito, ma lo ha accarezzato. Ci ha insegnato che la modestia è una forma di grandezza e che dietro ogni personaggio c’è una persona.

Il lascito di Vincenzo Mollica: la poesia del giornalismo
Se Minà ti trascinava dentro la leggenda e Tortora ti faceva confrontare con la tragedia senza edulcorarla, Mollica ti faceva sedere accanto alla gentilezza. Il suo giornalismo non è solo cronaca: è poesia scritta con voce bassa e sguardo pulito. Una lezione di stile, cultura e umanità che continua a ispirare generazioni di giornalisti.
Alan Comoretto
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