Skylar Spence dalla Vaporwave alla Disco del futuro

Skylar Spence dalla Vaporwave alla Disco del futuro

La Dani California del momento mi guarda e mi regala uno dei suoi sorrisi migliori mentre il rosso degli stop delle macchine ferme al semaforo rosso illuminano i nostri volti. Mentre aspetto che il semaforo mi dia il verde via libera per proseguire a percorre il percorso che ci divide dalla mia abitazione, lei prende in mano il suo telefono e diventa la dj della colonna sonora di quel momento. Dalle casse della mia Great Point Blue Shark si propagano le prime note di un brano che non conosco, ma di cui apprezzo immediatamente le atmosfere. Sonorità anni Ottanta declinate in qualcosa di moderno: le chiedo chi sia e lei, con una semplicità disarmante, mi risponde che si chiama Saint Pepsi. Un musicista che adesso ha cambiato nome ma che continua a fare sempre questo genere. Ed ora, oltre alla Dani California, anche altro dopo aver attirato la mia curiosità ha ora la mia totale attenzione.

il ragazzo che trasformò l’Internet in una pista da ballo

C’è un ragazzo, nascosto dietro un alias che sa di cielo e di champagne, che un giorno decise di fare a pezzi la nostalgia e rimontarla in 4/4. Skylar Spence,pseudonimo di Ryan DeRobertis e precedentemente conosciuto come Saint Pepsi, è il figlio illegittimo dell’era post-MySpace e della febbre da sabato sera, il manifesto ambulante di un’estetica che ha fatto del falso vintage una nuova forma di sincerità.

Skylar Spence

È il tipo di artista che campiona un vecchio spot della Pepsi e lo trasforma in un’ode malinconica alla generazione che non ha mai avuto un futuro. Un manipolatore di memorie, un DJ che suona con i fantasmi del passato, un evangelista della vaporwave e, allo stesso tempo, il suo più ironico becchino. Skylar Spence non è solo un musicista: è un concetto. È la musica che balla sul confine tra la realtà e la simulazione, tra l’innocenza perduta e la frivolezza ritrovata.

Saint Pepsi: l’origine del culto

Prima di diventare Skylar Spence, Ryan DeRobertis era Saint Pepsi. Il nome suonava come una bestemmia pubblicitaria e una dichiarazione d’amore agli anni Ottanta. E in effetti lo era. Era il 2013, Tumblr bruciava di GIF con palme e statue greche in technicolor e la vaporwave stava esplodendo come la più ironica delle rivoluzioni digitali: una parodia del consumismo che finiva, inevitabilmente, per sedurlo di nuovo.

Saint Pepsi non faceva solo musica: costruiva collage sonori di jingle aziendali, smooth jazz e funk sintetico, trasformando l’immondizia sonora della corporate America in arte concettuale da ballare con la testa tra le nuvole e le mani appiccicate al mouse. Esattamente come sto facendo io nel momento in cui sto scrivendo questo articolo. Con il mixtape Hit Vibes (2013), DeRobertis divenne una figura di culto. Il disco era un centrifugato di euforia postmoderna: Better, Cherry Pepsi, Miss You. Brani che sembravano usciti da un mondo parallelo dove gli anni Ottanta non erano mai finiti e la felicità era ancora una possibilità da comprare in lattina.

Dalla Pepsi al cielo: la nascita di Skylar Spence

Ma ogni rivoluzione si scontra con il copyright. Quando la PepsiCo si accorse del suo nome d’arte arrivò la diffida legale. Così Saint Pepsi morì e nacque Skylar Spence, in onore di un personaggio del film Prima o poi me lo sposo del 1998 con protagonista Adam Sandler. Il cambio di nome non fu solo burocratico, ma esistenziale: DeRobertis decise di passare dalla parodia al pop vero. Il risultato che ne scaturì fu Prom King (2015), il suo primo album ufficiale, un trip di nu-disco e synth-pop che mescolava la malinconia adolescenziale di una commedia americana con la sofisticazione cromata della disco francese.

Brani come Can’t You See, Affairs e I Can’t Be Your Superman erano inni danzerecci ma dolenti, costruiti con precisione chirurgica e cuore spezzato. Skylar Spence diventava la voce di chi balla per dimenticare, di chi ride per non implodere, di chi trova nella nostalgia non una fuga ma una nuova forma di sincerità.

Prom King: la nostalgia come arma segreta

L’intero disco suona come una serata d’estate in cui la giovinezza si è già dissolta, ma tu continui a ballare lo stesso.
Ogni synth brilla come una sfera di specchi sopra un pavimento di malinconia. Ogni ritmo funk racconta di un’America che non c’è più, ma che continua a pulsare nei meme, nei videoclip VHS caricati su YouTube, nei cuori di chi non ha mai davvero smesso di credere nel potere redentivo del pop. Skylar Spence, nel suo migliore momento, è un illusionista: ti vende un ricordo che non hai mai vissuto. Ti fa desiderare una pista da ballo che esiste solo nella mente di un millennial cresciuto tra Napster e Netflix

Il ritorno all’etere: la rinascita di Saint Pepsi

Dopo il successo di Prom King, DeRobertis torna a flirtare con la sua identità originaria. Riporta in vita Saint Pepsi, non più come progetto vaporwave, ma come laboratorio sonoro libero da regole. Pubblica remix, tracce sperimentali, set DJ: gioca con la musica come un hacker con il codice. È come se Ryan avesse compreso che l’ironia e la sincerità non si escludono, ma convivono in equilibrio instabile. proprio come la vaporwave e il nu-disco. Uno sguardo all’indietro per spingersi avanti, un rewind infinito in cui il passato diventa carburante per il futuro.

Vaporwave, nu-disco e la filosofia della simulazione

Per capire Skylar Spence bisogna capire il mondo da cui proviene: la vaporwave. Un genere che non è mai stato solo un genere, ma una riflessione estetica sul tempo, sul consumo e sull’identità. Un glitch nella matrice del capitalismo, una carezza in slow motion data a un mondo che non esiste più. DeRobertis è l’erede più pop e luminoso di quel mondo.
Se la vaporwave è la decostruzione, il nu-disco è la ricostruzione. Skylar Spence prende il linguaggio dell’Internet decadente e lo trasforma in festa: la malinconia diventa groove, l’ironia diventa euforia, il passato diventa un filtro Instagram che ti fa sembrare vivo anche se non lo sei più.

La continuità del sogno: Skylar Spence nel presente

Negli anni successivi, DeRobertis continua a pubblicare singoli e collaborazioni come Cry Wolf, Carousel, Faithfully.
Ognuna è una piccola epifania pop: riflessiva ma irresistibile. È come se stesse cercando di far pace con tutte le sue reincarnazioni, come se volesse essere Saint Pepsi, Skylar Spence e Ryan DeRobertis allo stesso tempo. Il suo lavoro diventa metatestuale: un archivio sonoro della nostalgia contemporanea. La vaporwave è morta, dicono. Ma Skylar Spence la tiene in vita, trasformandola in una musica che puoi ballare, amare, ricordare e dimenticare subito dopo. Per poi ballarla ancora una volta.

Conclusione: Skylar Spence e la pista come terapia collettiva

Skylar Spence è la dimostrazione che la nostalgia può essere rivoluzionaria se usata bene. Non come rifugio, ma come trampolino. È il cronista sonoro di un’epoca che vive tra Spotify e sogni infranti, tra i neon del passato e le luci stroboscopiche del presente. La sua musica è il giornalismo gonzo della pista da ballo: soggettiva, distorta, piena di amore e di assurdità. Ballare con Skylar Spence è come guardarsi allo specchio e non sapere se stai ridendo o piangendo e non importa, perché la traccia successiva sta già partendo.

Hank Cignatta

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