Toro Scatenato, ovvero chi fa di sé stesso una bestia si sbarazza della pena d’esser uomo
La Nobile Arte è piena di storie di redenzione personale che hanno permesso ai suoi protagonisti di rialzarsi dai durissimi colpi della vita per trovare la loro giusta via di riscatto personale e sociale. Quando il cinema d’autore va a letto con la realtà rappresentata nella sua accezione più pura e cruda provando l’orgasmo più potente della sua esistenza ciò che viene fuori è un capolavoro come Toro Scatenato. La pellicola narra le vicende sportive ed umane del pugile italo americano Jake LaMotta, il Toro Del Bronx (1922-2017), campione mondiale dei pesi medi nel 1949 tratte dall’omonima autobiografia pubblicata da La Motta nel 1980. Personaggio controverso sia dentro che fuori dal ring, è stato uno dei protagonisti di una boxe d’altri tempi caratterizzata da incontri duri dove i pugili non si risparmiavano nessun colpo.
Toro Scatenato è dunque uno di quei casi in cui il cinema diventa una forma di espressione talmente raffinata che la macchina da presa riesce a fare da testimone a qualcosa di grandioso. Rappresenta la massima espressione della feconda collaborazione tra Scorsese e De Niro, qui in stato di grazia alle prese con uno dei ruoli più intesi della sua carriera che gli valse l’Oscar come miglior attore protagonista. Ogni dettaglio è stato minuziosamente filtrato dalla geniale visione del mondo di Scorsese che rende omaggio allo sport dei re mettendo in scena la storia di uno dei suoi monarchi decaduti.
Non è stato un periodo facile per Martin Scorsese quel dannato 1980. Si era da poco ripulito dalla dipendenza da cocaina in seguito ad una profonda depressione dettata dall’insuccesso di pubblico e di critica di New York, New York. Robert De Niro venne in possesso di una copia della biografia di Jake La Motta e convinse Scorsese a trarne un film al quale voleva prendere parte a tutti i costi da protagonista. Come un pugile sconfitto ma non definitivamente vinto si convinse delle potenzialità del progetto, dando libero sfogo a quello che è stato il suo omaggio al mondo della boxe. A differenza di altri film dell’epoca sulla Nobile Arte, Scorsese scelse di girare il film in bianco e nero per diverse ragioni: principalmente come metodo per cercare di evitare l’impietosa scure della censura che avrebbe potuto tagliare alcune delle scene più cruente del film e in secondo luogo per dare un senso di autenticità temporale, in quanto molte foto e video dell’epoca non erano a colori.
Toro Scatenato si differenzia anche per essere uno dei film con i titoli di testa più belli della storia di Hollywood. Infatti all’inizio della pellicola possiamo vedere Jack LaMotta sul ring, intento a scaldarsi per un imminente incontro, con indosso un accappatoio maculato con il quale era solito salire sul quadrato prima di ogni incontro. La macchina da presa riprende la scena in un ambiente dove aleggia una fitta nebbia e gli unici elementi ben visibili sono le corde del ring e Jake LaMotta, come a significare che il protagonista è stato veramente libero solo quando calcava il quadrato. A fare da commento musicale alla scena vi è l’Intermezzo della Cavalleria Rusticana di Mascagni, in grado di dare quell’immenso ed irripetibile senso di poesia al tutto.
Celebre anche la trasformazione fisica di De Niro, che ingrassò di trenta chili per interpretare LaMotta ormai vecchio, stanco e provato dagli eccessi dando vita ad una delle trasformazioni fisiche più celebri della storia del cinema insieme a quelle di altri grandi attori che hanno fatto altrettanto come il Christian Bale sottopeso de L’uomo senza sonno o sovrappeso di American Hustler o Vice- l’uomo nell’ombra. Insomma, questo si che è spettacolo.
Hank Cignatta
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