Carlos Santana, il guru del Latin Rock
Nell’Olimpo rumoroso e felicemente casinaro della storia del rock c’è un nome che riassume appieno (e al meglio) il periodo d’oro di un genere musicale che non aveva timore di sperimentare, riuscendo a generare degli esperimenti entrati di diritto nella storia della musica. Una menzione particolare dunque spetta all’immenso Carlos Santana, vero e proprio guru di quel rock dal sabor latino che ha acceso una scintilla che continua ad ardere ben viva tra le fini preferenze di chi ha una determinata sensibilità al gusto musicale.
Ne ha fatta di strada quindi Santana quando, da ragazzino che ha imparato a suonare la chitarra da autodidatta ascoltando alla radio del confine tra Stati Uniti e Messico grandi chitarristi come John Lee Hooker, T Bone Walker e B.B. King, assorbendo quelle sonorità e tramutandole in quel suono che sarebbe diventato il suo vero e proprio marchio di fabbrica. Una volta giunto in America nel 1961 ebbe modo di interfacciarsi con la musica dei suoi artisti preferiti quali Muddy Waters, Grateful Dead e altri artisti jazz che influenzarono molto il suo stile. Il nome di Carlos Santana e del suo omonimo gruppo di virtuosissimi musicisti è legato in maniera indissolubile al festival di Woodstock, la cui esibizioni rimane una tra le più famose e ricordate per perizia musicale ed intensità, seconda solo a quella leggendaria di Jimi Hendrix.
Jimi Hendrix arrivò a quel festival con la fama di grandissimo artista e il giovane Carlos e il suo gruppo ebbero modo di incidere quella famosa tacca permanente all’interno della storia della musica e, in modo più dettagliato, in quello del rock. Si misero in mostra con l’esecuzione in anteprima di alcuni brani tratti dal loro omonimo nonché sublime album di debutto (provata ad ascoltarlo tutto d’un fiato dalla prima all’ultima traccia. Una vera e propria esperienza musicale mistica) dove Santana e il suo gruppo ebbero modo di incantare il pubblico presente con il tocco mistico del loro Latin Rock. Da qui in poi gli assoli di Santana e la bravura dei turnisti che negli anni si sono susseguiti alla formazione della sua band hanno firmato album che sono diventati delle pietre miliari del genere, tra i quali Abraxas (1970), Caravanserai (1972), Borboletta ( 1974) e Supernatural (1999). Quest’ultimo disco riuscì nel non semplice compito di far conoscere la figura e la musica di Santana alle nuove generazioni.
La musica di Santana è quindi un viaggio mistico all’interno di diverse contaminazioni musicali che, unite tra loro, sono in grado di creare qualcosa di unico ed irripetibile, un vero e proprio valore aggiunto all’esperienza d’ascolto che non rimane solo tale. I suoi assoli arrivano a toccare le giuste corde del cuore grazie a brani che rimarranno per sempre a testimonianza di quel genio musicale che ha fatto della sperimentazione sonora uno dei suoi punti di forza che lo ha consegnato per sempre alla leggenda.
Hank Cignatta
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