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    The Mountain degli Analog Sunshine, un sorprendente debutto prog rock

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    Stranezza. Sensazione di vuoto. Realtà ovattata. Apatia. Questi sono solo alcuni degli aggettivi che mi vengono in mente di getto per definire il periodo che sto vivendo in questi giorni. La mia emotività ha deciso di prendersi una vacanza a tempo indeterminato per una destinazione a me sconosciuta e non so quando e se tornerà. Scrivere e la mia cagnona Noël sono le uniche ragioni per le quali rimango ancorato al presente della mia quotidianità, mentre da sotto un burrone fatto di paure e pensieri gridano a gran voce il mio nome. C’è vento di cambiamento nell’aria, non so se positivo o meno. Spero almeno di poter essere all’altezza di gestirne l’evoluzione. Ficco la mia testa a forma fallica sotto la doccia, mentre lo scrosciare dell’acqua rallenta un po’ la velocità del traffico dei pensieri nella mia testa. Una volta tornato a gestire il presente, scarto un sigaro per rilassarmi. Il click metallico del mio Zippo cromato anticipa di qualche istante il palesarsi della fiamma che accende di ardente speranza il mio sigaro. Dopo un’iniziale e corposa boccata di fumo che si palesa in alto fino alla troposfera, accendo la mia macchina da scrivere virtuale e mi fiondo su Youtube.

    Il fascino del sigaro e del fumo lento

    Il mio amico algoritmo mi fissa, con un misto di compassione e schifo, mettendomi sotto il naso l’album di debutto di una band chiamata Analog Sunshine. Mi fido del mio amico algoritmo di Youtube, non invasivo e capace in passato di avermi regalato delle belle sorprese. Clicco quindi fiducioso il tasto play e aspetto. Vengo subito accolto dalle prime note di As The Miles Pass, brano che apre il disco. Il suono di una chitarra elettrica si fa strada mentre viene subito accompagnata da un ritmo di batteria che, con eleganza, da’ il ritmo a tutto. Segue quello che sembra un organo Hammod e la voce del cantante. Immediatamente la mia mente vola verso i Pink Floyd, gruppo al quale gli Analog Sunshine non fanno mistero alcuno di ispirarsi. Aspiro il mio sigaro e butto il fumo su, verso l’infinito. Chiudo gli occhi ed è magia. Dopo questa prima iniziale cura si palesa Crimson Planes, con la voce del cantante che fa uso dell’effetto tremolo. Le tastiere sono il gustoso prosieguo in questo viaggio prog rock e lentamente mi rendo conto di essere giunto in una nuova dimensione.

    La copertina di The Mountain

    La traccia Broken annulla totalmente il concetto di spazio tempo, grazie alle sue sonorità morbide e se vogliamo quasi mistiche. Between Two Words è probabilmente il brano che ha più smaccatamente sonorità di pinkfloydiana fattura che mantiene una sua dignità senza scimmiottare ma bensì proporre con un garbato rispetto. Il viaggio giunge lentamente a termine con l’omonima canzone che da’ il titolo all’album, per un totale di cinquantaquattro minuti e tredici secondi di pura estasi prog rock. Ho cercato di reperire qualche informazione sulla band e sulla sua formazione, ma, al momento in cui scrivo questo articolo, ho solamente la loro musica come testimonianza di qualcosa che vale la pena di essere ascoltato. Sono riuscito a trovare soltanto una recensione fatta dal sito specializzato francese Progcritique, dal quale sono riuscito a scoprire il nome del cantante e polistrumentista Tom Bolton e del batterista Glen Welman (il quale ha fatto un lavoro impeccabile in questo disco) ma Google non mi è giunto in soccorso. Come spesso accade per la totalità degli articoli che firmo, scrivo di argomenti che mi piacciono e che sono in grado di catturare la mia curiosità. Oggigiorno si fa abbastanza in fretta a fare dei paragoni azzardati, così come i pareri personali vengono passati per verità assolute avvolte nella carta sempre unta della libertà di espressione. Non credo nei canoni tradizionali dell’informazione o dei modi che alcuni organi di stampa o alcuni colleghi utilizzano nel presentare ad una platea di lettori (veri o presunti) sempre più annoiati ed incazzati nei confronti dell’esistenza. Per tale motivo credetemi se mi permetto di scomodare un parallelismo importante e assai delicato se dico che sembra di ascoltare i figli dei Pink Floyd pronti a prendersi la scena e dei quali (si spera) si sentirà ancora qualcosa. E se non credete a questo povero bastardo che vi scrive, con in mano il suo sigaro ormai giunto al tramonto della sua fumosa ed aromatica esistenza, ascoltateli voi stessi e lasciate che la musica faccia la sua magia.

    Hank Cignatta

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    Sono la mente insana alla base di Bad Literature Inc. Giornalista pubblicista, Gonzo nell’animo, speaker radiofonico, peccatore professionista, casinista come pochi. Infesto il web con i miei articoli che sono dei punti di vista ( e in quanto tali condivisibili o meno) e ho una particolare predisposizione a dileggiare la normalità. Se volete saperne di più su di me e su Bad Literature Inc. leggete i miei articoli. Ma poi non dite che non siete stati avvertiti.

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