L’insostenibile idiozia dilagante tra i servizi web di vendita dell’usato
Negli ultimi anni i siti che offrono servizi di vendita ed acquisto dell’usato sono aumentati a dismisura, confermando la bontà di un tipo di economia circolare attenta in qualche modo anche agli sprechi (e senza finti perbenismi, sia ben chiaro). Lo stesso Facebook ha creato una sezione appositamente dedicata che permette agli utenti di mettere in vendita i propri oggetti per dare loro una seconda vita, a dimostrazione del fatto che è un tipo di settore che si è decisamente rafforzato. Anche il povero bastardo che vi scrive ha utilizzato, fin dai primi anni della loro comparsa sul mercato, questi servizi di vendita e acquisto di oggetti usati. Ho fatto anche degli ottimi affari, come quando ho comprato un iPad nuovo (di lecita provenienza, prima che qualche benpensante muovi qualche critica) ad un ottimo prezzo o un iMac che mi ha accompagnato fedelmente per ben quindici anni. Ultimamente però mi sono accorto (e mi consola il fatto di non essere stato l’unico) che il campionario umano con il quale si deve interagire non sia dei migliori. Anzi.
Probabilmente (anzi, quasi sicuramente) devo avere una sorta di attrazione nei confronti di determinati casi umani che, ogni qual volta metto in vendita un oggetto su questi servizi, si palesa prontamente come l’herpes prima della sera del gran ballo di fine anno. Tra persone che si dichiarano parecchio interessate nonché praticamente certe di comprare l’oggetto che puntualmente spariscono come Matteotti, individui che fanno delle offerte ridicole e che oltretutto si incazzano perché non molli l’oggetto alla cifra (ridicola) da loro offerta e altri tentativi di truffa, l’esperienza su queste piattaforme sta diventando un vero e proprio esperimento sociale circa il livello del (de)grado della media popolazione italica. Ciò che mi conforta, almeno in parte, è che come già detto non sono il solo ad aver vissuto un tipo di esperienza tragicomica con questi veri e propri sprechi di diritti e di ossigeno. Nel corso di una chiacchierata con il buon amico Charlie quest’ultimo mi ha raccontato di come per lui sia stato particolarmente difficile spiegare ad alcuni individui ai quali, una volta mostrata la “Luna”, quest’ultimi si soffermassero in modo accalorato guardando il dito. E anche il più paziente dei santi ad un certo punto si arrende, sventolando bandiera bianca.
Questi servizi diventano la triste cartina tornasole di una società composta da persone alle quali mancano le regole di base del vivere civile, dove anche solo quello che è il maldestro tentativo di chiedere un’informazione si trasforma nel pretesto per trascendere nell’ignoranza più abissale che ha fatto di questi tempi incasinati ed incerti il festival del marciume per eccellenza. Sia chiaro: il sottoscritto non ha di certo il sangue blu o il colletto delle camicie inamidato, ma un minimo di regole della buona creanza credo di averle recepite dai miei genitori. Con somma gioia di mia madre, che sicuramente sorriderà leggendo queste righe. Si dice che, alle volte, l’ignoranza sia una benedizione. Ma quando quest’ultima diventa uno stile di vita, non vi è margine di eccezione alcuno.
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Hank Cignatta
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