I Vinili Di Un Gonzo: Caldera, el sabor latino del jazz funk tra i Return To Forever e i Weather Report
Nevrotic Town ha sete, dopo centodieci giorni di siccità che hanno seccato l’intera regione. Una pioggia stizzita che nel corso della giornata ha cambiato di intensità continua a bagnare le sue strade. Il giradischi è già acceso e la puntina fa la sua consueta magia, regalando suoni mistici che si librano nell’aria, portandomi così in una nuova dimensione. Il disco si intitola Caldera, dell’omonima rock jazz band statunitense. Un disco particolare, che da piccolo ascoltavo guardando il movimento ipnotico del vinile sul giradischi di mio zio Louis. I Caldera sono stati un gruppo fondato nel 1976 dal tastierista e arrangiantore argentino Eddie Del Barrio (che nel corso della sua carriera ha collaborato con gli Earth, Wind & Fire, il sassofonista jazz americano Stan Getz, il trombettista Herp Alpert e la cantante jazz Dianne Reeves in seguito allo scioglimento della band avvenuto nel 1979) e dal chitarrista costaricano Jorge Strunz (lo so a cosa state pensando, siete delle brutte persone. Io per primo). A loro si sono poi aggiunti il bassista Greg Lee, il sassofonista Steve Tavaglione, il batterista cubano Carlos Vega e il percussionista carioca Mike “Baiano” Azevedo. I Caldera, grazie alla militanza di alcuni suoi membri provenienti dal Sud America, mischiano sonorità rock e jazz fusion con quelle della salsa e della samba con una sapiente spolverata di soul. I Caldera hanno pubblicato quattro album per poi sciogliersi definitivamente nel 1979, anno in cui i vari musicisti della formazione hanno avuto modo di avviare carriere soliste e collaborazioni che hanno permesso loro di prendere parte a progetti differenti.
Quello che è sul piatto del mio giradischi è il loro omonimo album di debutto, dato alle stampe nel 1976 e pubblicato dall’etichetta Capitol Records. Il disco inizia con la traccia intitolata Guanacaste, dedicata ad una delle sette province della Costa Rica. Fin dalle prime note l’ascoltatore viene trasportato in un’atmosfera tipicamente funky sostenuta da ritmi latineggianti dove i virtuosismi chitarristici di Strunz la fanno da padrone.
La seconda traccia, Coastin’, sembra la perfetta colonna sonora per un film poliziesco. Il basso di Greg Lee fa da metronomo per la chitarra funk chje viene impreziosita dai cori in uno dei migliori brani dell’album. Si prosegue con Exaltation, pura spremuta di disco anni Settanta con richiami latineggianti. La sensuale Out Of The Blue porta l’ascoltatore in una dimensione musicale assoluta, dove l’assoluta maestria dei componenti dei Caldera rende tutto davvero magistrale.
Riuscire a trovare un brano migliore in questo disco è davvero difficile, in quanto è un’opera capace di creare la giusta atmosfera brano dopo brano. E’ uno di quei viaggi musicali dove ci si imbarca verso l’infinito e l’unica certezza è quella di rimanere estasiati dal potere taumaturgico della musica. Non importa quanto difficile sia stata la vostra giornata, quanto fuori stia piovendo o le cose in questo strano e pazzo mondo siano complicate. Affermare che la musica è davvero una delle risposte più sicure sugli interrogativi della vita non è mai abbastanza. Anche in questo caso. E, come sempre, ascoltate per credere.
Hank Cignatta
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