Il blackout dei social che ha mandato in crisi una società che non sa più dialogare
Nella giornata di ieri si è registrato il più grande blackout della storia dei social network: sei ore nelle quali, la nostra società liquida (per certi aspetti) ed iper connessa si è ritrovata fragile più che mai. Nell’Italica terra dei disastri il panico è iniziato nel tardo pomeriggio di ieri, con Facebook che ha iniziato ad essere lento per poi risultare inaccessibile. I disagi si sono poi estesi anche al servizio di messaggistica istantanea WhatsApp e ad Instagram, tutti facenti parte dell’allegra famiglia dei social di proprietà di Mark Zuckerberg. La portata dei problemi tecnici si è estesa a tutto il mondo e la moderna società è stata assalita da panico di comunicazione.
Tutto ciò sembra un dannato ossimoro, in un mondo nel quale ci sono mille mezzi diversi per poter comunicare ma dove pochi sanno realmente parlare. Sicuramente i vari Facebook, WhatsApp ed Instagram hanno degli impieghi più nobili rispetto a quelli abitualmente noti. Sono in grado di accorciare distanza geografiche tra parenti e a rendere meno lontani anche eventuali relazioni interpersonali. Ma ormai Internet è diventato una parte talmente integrale ed essenziale delle nostre quotidianità che abbiamo demandato a queste applicazioni anche la possibilità di decidere delle nostre esistenze. Ecco quindi manifestarsi scene di totale isteria tra influencer (o presunti tali), totalmente in crisi per non poter caricare sui loro profili la coreografia del balletto del giorno o la cronistoria dei pasti consumati nel corso della loro giornata. Perché questi sono reali problemi.
Il fatto di non poter postare una foto o un video sul social network preferito non è il vero nodo del corsivo: ciò che deve far riflettere è che alcuni dipendenti di Facebook, nella giornata di ieri, hanno riscontrato diversi problemi nell’accedere a strumenti quali Google Docs e Zoom in quanto non funzionante, poiché Facebook richiede ai propri dipendenti di accedere con i loro account per poter visionare i documenti presenti su queste piattaforme. Inoltre gli ingegneri di Facebook sono stati inviati personalmente in uno dei loro data center californiani per cercare di porre rimedio al disservizio, in quanto il problema non poteva essere risolto da remoto. Non si tratterebbe, secondo fonti molto vicine all’azienda, di un attacco hacker ma bensì di un problema con la tecnologia di rete BGP, che permette al traffico dati di andare da un ipotetico punto A ad un punto B il più rapidamente possibile.
Detto terra terra, una sorta di mappa che dice al computer il percorso da fare per poter arrivare a Facebook (o ai vari social network e siti Internet). Il mondo quindi per sei ore (il lasso di tempo che è stato necessario per risolvere e riportare Facebook, WhatsApp ed Instagram nuovamente su Internet e fruibili al mondo) è ripiombato negli anni Novanta. C’è chi ha riscoperto (o scoperto per la prima volta) l’utilizzo degli SMS, vetusti sulla carta ma sempre pronti a supplire alle mancanza di una tecnologia sempre più capillare ed avveniristica ma mai esente da errori ed imperfezioni. Che in fondo, in tempi di revival, non è neanche male come esperienza.
Hank Cignatta
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