Editoriale Gonzo: La difficoltà di essere realmente liberi in un mondo facilmente ipocrita
Questi tempi sono una perenne sensazione di fastidio: la tecnologia ha fatto passi da gigante, facoltosi turisti spaziali svernano nello spazio per tentare di democratizzare i viaggi spaziali e renderli accessibili a tutti (e anche qui i Simpson hanno predetto qualcosa) ma nonostante tutto il prossimo trova quotidianamente nuovi modi per dimostrare gli effetti collaterali di tenere il mezzo neurone accuratamente conservato in uno spesso strato di pluriball. La parola dell’anno è libertà, termine abusato in mille contesti diversi ma del quale non si conosce appieno il reale significato. Essere realmente liberi oggi, nel 2021, è un concetto eccessivamente personale: chiunque è libero di dire la propria, in barba alle comuni leggi del buonsenso. Il pensiero personale deve scalare una fantomatica classifica, fare più rumore degli altri. Non importa il contenuto, deve essere assurdo, fare casino ed attirare l’attenzione. Per il resto ci sono i patinati salotti televisivi a fare il resto.
La libertà passa attraverso un sacco di moderni anatemi e dogmi che analizzano, scandagliano, fraintendono e danno l’impulso dell’indignazione a comando, che usa come impulso (mono) neurale il triste macrocosmo dei social network. Una battua indigna, un pensiero personale può fare incazzare come bisce e tutto deve essere fatto in una certa maniera, pena la facilissima capacità di porre un’etichetta che ti intrappola nel buio e profondo cassetto del qualunquismo. Per non parlare di cosa ora è dibattito di libertà: un semplice virus, con una calma imbarazzante ed una faccia tosta che non si vedeva da troppo tempo, si palesa dinnanzi a quel casino quale è l’umanità intera affermando Non sono venuto a portare pace, ma green pass. Il resto è caciara logorante della vita moderna. In definitiva che cosqa significa essere liberi oggi? Una vera risposta non c’è, perché può essere diversa per ognuno di noi. E per fortuna, azzardo a dire. Mentre rido a crepapelle muovendomi per la stanza in cui mi trovo, tiro fuori un disco dalla mia collezioni di vinili, abbasso la puntina e lascio che le note di Sussudio di Phil Collins si propaghino dalle casse per tutta la stanza. Blatero qualche discorso fatto ad alta voce sul finto buonismo, mi metto addoso un impermeabile trasparente, prendo la mia accetta dalla testa affilata e scintillante ed inizio a fare a pezzi le ipocrisie assurde di questo mondo. La musica è buona, il whiskey ancora di più, il mondo decisamente meno.
Hank Cignatta
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