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    Editoriale Gonzo: Monopattini elettrici, novità dei pericoli urbani

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    Eccomi intento a sfrecciare tra le strade di Nevrotic Town (o Torino, se siete amanti della poesia) che ormai è tornata al solito delirio di sempre. Code infinite, cantieri iniziati in concomitanza del rientro al lavoro e con l’inizio delle scuole, macchine in quintupla fila abbandonate quasi in mezzo alla strada e tante altri simpatici disagi cittadini. Poi li vedi in lontananza, in grado di distinguersi da tutto quel delirio rubano, come se non fosse già sufficiente per chiedere l’esilio a vita in qualche sperduta isola circondata da mare cristallino, palme di cocco e bocce di rum. Li vedi, mentre si fanno strada salpando l’asfalto alla ricerca di quella eccesiva libertà che è stata loro data. Sono i monopattini elettrici, l’ultimo grido in fatto di mobilità nonché ultimo cruccio in termini di tempo della già vasta lista dei pericoli urbani che affliggono le grandi città.

    Uno dei tanti monopattini elettrici che affollano le grandi città

    Sia chiaro: questo discorso vale per molti ma non per tutti. E’ però abitudine diffusa vedere chi utilizza i monopattini elettrici fottersene allegramente di quelle che sono le più elementari norme del codice della strada. Questo perché, come scritto sopra, si è dato a questo mezzo la falsa illusione di poter accedere ovunque e senza problemi, nonché di poterlo utilizzare senza troppi problemi. Gli incidenti tra questo nuovo mezzo di trasporto e le autovetture sono quasi all’ordine del giorno nelle grandi città: una situazione diventata insostenibile che, si spera, possa far si che questo mezzo di trasporto possa essere utilizzato da chi possa conoscere e rispettare il codice della strada oltre che ad utilizzare il buonsenso.

    Monopattini elettrici abbandonati selvaggiamente su un marciapiede. Una scena uguale dal nord al sud

    In ogni caso sono due situazioni che mancano di base già nella nostra quotidianità: avere la presunzione che possano essere applicate anche su strada diventa sicuramente un interessante desiderio da scrivere nella prossima lettera da indirizzare all’attenzione di Babbo Natale. Vivere in città è già da anni ormai diventata una logorante esperienza di sopravvivenza nella quale la gioia più grande è quella di poter parcheggiare la propria auto sotto casa o negli spazi limitrofi. Dover fare anche lo slalom tra persone che vanno in monopattino in due persone, senza casco e contromano mettendo a repentaglio la propria incolumità e quella delle altre persone è diventata l’ultima disciplina dell’urbana follia. Altra nota dolente è la sosta selvaggia di questi mezzi, abbandonati in divieto di sosta in mezzo ai marciapiedi o in mezzo alle strade. Il buonsenso, parola vetusta dal suono ammaliante ma dall’incomprensibile significato, si vede anche in queste piccole cose. E la nostra società, oramai, è sempre più irrimediabilmente rincoglionita.

    Hank Cignatta

    © Riproduzione riservata

    Sono la mente insana alla base di Bad Literature Inc. Giornalista pubblicista, Gonzo nell’animo, speaker radiofonico, peccatore professionista, casinista come pochi. Infesto il web con i miei articoli che sono dei punti di vista ( e in quanto tali condivisibili o meno) e ho una particolare predisposizione a dileggiare la normalità. Se volete saperne di più su di me e su Bad Literature Inc. leggete i miei articoli. Ma poi non dite che non siete stati avvertiti.

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