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    Il declino della boxe, da sport dei re a triste parodia di sé stessa

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    Lo scorso sabato notte la sfida tra il campione di boxe Evander Holyfield e la leggenda delle MMA Vitor Belfort si è conclusa con la vittoria del brasiliano sul pugile statunitense, che però non aiuta il pugilato internazionale ad uscire dalla profonda crisi di valori e di campioni nella quale è sprofondata negli ultimi anni. Holyfield, che ha risposto presente alla chiamata di tornare a calcare il ring in seguito alla defezione di Oscar De La Hoya dovuta al Covid, ha legato il suo nome a Mike Tyson che ha battuto in due occasioni nel 1996 e nel 1997. Quel secondo incontro divenne tristemente famoso in quanto la cartilagine dell’orecchio destro di Holyfield venne morsa, strappata e sputata sul ring dell’MGM Grand Arena di Las Vegas in uno degli episodi più controversi della boxe e della storia dello sport. Nulla di nuovo sotto il sole dunque, in merito alla sfida Holyfield-Belfort. La tenzone ha avuto luogo presso il Casinò Seminole Hard Rock di Hollywood, in Florida e ha visto il grande ritorno sul ring dell’ormai cinquantanovenne campione di Altmore in Alabama e non è stato nulla di più di una gigantesca e costosa operazione di marketing che avrebbe (il condizionale è d’obbligo ma mica tanto) probabilmente portato Holyfield e Tyson a scontrarsi per un terzo ed ultimo match nella storia della loro rivalità sportiva, tramutatasi negli ultimi anni in una reciproca e sincera amicizia, con tanto di scuse fatte in diretta su un network televisivo e culminata in un simpatico siparietto all’interno di uno spot di Footloocker del 2013.

    I piani di Holyfield però, sono andati ben presto in frantumi: la sua sfida contro Belfort è durata solamente pochi minuti. Vitor Belfort si presenta infatti più preparato psicologicamente di Holyfield, il quale fa fatica ad entrare nel match ed impiega troppo tempo nel cercare di studiare il suo avversario. Il pugile appare confuso, con i riflessi appannati e non in grado di rendersi realmente pericoloso. Belfort ne approfitta e spezza subito la guarda di The Real Deal, il quale subisce il blitz del brasiliano che riesce ad atterrarlo per ben due volte, spingendo l’arbitro ad interrompere il match e dichiarare Belfort vincitore per KOT. A commentare l’incontro l’ex presidente americano e magnate Donald Trump, che riesce a dare quel tocco surreale al match (qualora ce ne fosse ulteriormente bisogno) in stile WWE, che non è stato esente da critiche per non aver presenziato alle celebrazioni del ventesimo anniversario dell’attacco terroristico dell’undici settembre.

    Gusti personali a parte, non vi è mistero che il pugilato è vittima di una crisi senza precedenti, dove mancano campioni degni di essere chiamati tali e in grado di incidere una tacca permanente nella storia di questa disciplina sportiva. Questo nuovo ciclo, che vede incontri improbabili tra personaggi ancora più dubbi (vedi i vari youtubers) e sfide tra vecchie glorie degli sport da combattimento altro non sono che un lento ed agonizzante colpo di grazia ad uno sport che pare non abbia più niente da dire. La Triller, l’organizzazione che si è occupata di rendere realtà sia l’esibizione tra Mike Tyson e Roy Jones Jr. e tra Holyfield e Belfort si è messa in testa di creare una serie di incontri che hanno il preciso scopo di riportare sul ring vecchie glorie sul viale del tramonto o alla disperata ricerca di una possibilità di riscatto. Lo stesso De La Hoya, ex pugile già proprietario della Golden Boy Promotion (società dedicata alla promozione di incontri di pugilato) nonché ex campione in sei differenti categorie di peso, ha annunciato lo scorso anno l’intenzione di tornare sul ring. Tuttio sarebbe stato pronto per il suo ritorno sabato scorso, se non fosse stato messo KO dal Covid. E dopo la boxe degli youtuber, quella delle vecchie glorie è l’ennesimo colpo al fegato accusato da uno sport che sta diventando sempre più la patetica caricatura di sé stessa. E ciò non è dovuta ad una mancanza di talenti, i quali ci sono ma non vengono valorizzati a dovere. Si preferisce fare una sorta di accanimento terapeutico con nomi storici ma che, inevitabilmente, devono fare i conti con l’ineluttabile incedere del tempo. Tutto questo non fa assolutamente bene alla boxe e spina sempre più la strada a realtà come la Bare Knuckle Boxing (o pugilato a nocche nude), realtà sempre più consolidata tra gli addetti ai lavori e gli appassionati che non si riconoscono in questo processo che svilisce un’arte affascinante e ricca di storia e di cultura come lo è il pugilato. Nulla da eccepire con quei campioni che sono in grado di mostrare di poter mettersi in palestra ed allenarsi con rinnovate energie ed entusiasmo. Però non c’è niente di male ad accorgersi e ad ammettere che il tempo passa e forse è il momento di prendere coscienza della gravità e della tristezza della situazione.

    Hank Cignatta

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    Sono la mente insana alla base di Bad Literature Inc. Giornalista pubblicista, Gonzo nell’animo, speaker radiofonico, peccatore professionista, casinista come pochi. Infesto il web con i miei articoli che sono dei punti di vista ( e in quanto tali condivisibili o meno) e ho una particolare predisposizione a dileggiare la normalità. Se volete saperne di più su di me e su Bad Literature Inc. leggete i miei articoli. Ma poi non dite che non siete stati avvertiti.

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