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    I Living Colour, quella sfumatura fin troppo sottovalutata del rock

    Sfreccio per le assolate e deserte strade di Nevrotic Town (o Torino, per chi ha poca dimestichezza con i miei deliri in forma scritta) a bordo della mia fedele Shark Blue Great Point, intenta a mangiare quell’asfalto reso rovente da un sole bastardo e beffardo che tutto illumina e tutto scalda. L’aria condizionata rende l’abitacolo della mia automobile una piacevole oasi felice in un mese i cui il caldo soffocante la fa da padrone, a qualsiasi ora del giorno senza tregua alcuna. Dalle casse della mia autoradio si fanno strada sibilline le prime note di un brano rock davvero irresistibile. Alzo il volume, facendo girare il tizio fermo al semaforo nella macchina accanto alla mia che mi guarda con un misto di curiosità e compassione nel non riuscire a sentire sonorità a lui decisamente più famigliari. Mentre mi dimeno come un pupazzo gonfiabile che saluta come uno scemo mi rendo conto di avere famigliarità con le sonorità di quel brano: detto in maniera molto più banale, l’ho già sentito. E’ Cult Of Personality dei Living Colour, rock band di discreto successo nei primi anni Novanta.

    I Living Colour sulla copertina della rivista Rolling Stone del Novembre 1990. Da notare anche la pubblicazione di un articolo di Hunter S. Thompson

    Un brano cazzuto quello, presente nella stazione radiofonica rock Radio X di quel capolavoro videoludico di GTA: San Andreas. I Living Colour nascono ufficialmente nel 1984 su idea del chitarrista di origine inglese Vernon Reid, il quale in quell’anno fino al 1986 ha messo in piedi diverse band con il nome Vernon Reid’s Living Colour. Reid era molto noto nella scena jazz di New York per via della sua militanza all’interno della Decoding Society, la band del compositore e batterista jazz Ronald Shannon Jackson. Dopo vari esperimenti, i Living Colour trovano una formazione stabile nel 1986 composta dal frontman, il cantante e attore Corey Glover (famoso per aver interpretato il ruolo di Francis nel film Platoon del 1986, diretto da Oliver Stone), Vernon Reid alla graffiante chitarra, Muzz Skilling al basso e Will Calhoun alle pelli. Dopo un lungo periodo di tournée, hanno modo di esibirsi regolarmente al leggendario CBGB, dove vengono notati da Mick Jagger dei Rolling Stones, che rimane colpito dal talento della band.

    La sapiente commistione di generi apparentemente diversi tra loro come hard rock, funk e jazz con una leggera spolverata di metal fanno si che i Living Colour inizino ad essere notati, arrivando a pubblicare nel 1988 Vivid, il loro album di debutto. Il disco viene trainato da Cult Of Personality, il cui video viene massicciamente mandato in onda a rotazione su Mtv (in quel periodo nel suo massimo splendore). Sempre da quell’album degni di nota sono anche Open Letter (To A Landlord), Funny Vibe, What’s Your Favorite Color e Glamour Boys. In quel periodo Cult Of Personality è una hit da primo posto in classifica e farà conquistare ai Living Colour il premio come migliori nuovi artisti, miglior video e miglior performance dal vivo agli MTV Video Music Awards del 1989 e miglior performance hard rock ai Grammy. La band è all’interno del vivo fermento della scena rock di quel periodo, collezionando esibizioni ed ospitate al Saturday Night Live, Arsenio Hall Show e aprendo i concerti insieme ai Guns ‘N’ Roses per i Rolling Stones per le date americane del loro Steel Wheels Tour del 1989. Al netto di un cambio di formazione, la decisione di sciogliersi per poi riformarsi nel 2000, i Living Colour hanno pubblicato sei album, l’ultimo nel 2017, perdendo purtroppo quella centralità guadagnata ad inizio carriera e venendo relegati ad un certo pubblico di nicchia. Al netto della totale mancanza di reali contenuti delle recenti proposte musicali (inter genere, ben inteso), riscoprire questo gruppo in grado di creare una geniale commistioni di generi musicali fino ad allora considerati distanti tra loro ma poi diventati il punto di forza di numerose band e artisti a venire (come i Limp Bizkit e i P.O.D., solo per citare i primi due a caso) è veramente un toccasana per il cuore e per i sensi. I Living Colour è una band che è sempre stata avanti anni luce rispetto ai propri tempi: proprio quei tempi, allora probabilmente non propizi, possono essere oggi maturi per cercare di tracciare una strada che sta presentando qualcosa di diverso che ha suonato negli ultimi anni ma che ha ancora la sua interessante via. Ascoltare peer credere, davvero.

    Hank Cignatta

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