Mafia III, ovvero quando la vendetta è un magistrale piatto che va servito fottutamente freddo
I videogiochi negli ultimi anni sono diventati dei veri e propri capolavori, che poco o niente hanno da invidiare ad importanti produzioni cinematografiche, Ciò grazie anche all’importante evoluzione fatta dalla tecnologia che ha portato le moderne console di videogames ad essere sempre più performanti. Va da sé quindi che il videogiocatore medio non sia più una persona alla quale rifilare qualcosa che debba andargli bene: lo sanno bene le software house che sviluppano i vari titoli videoludici, che cercano di curare nei mini dettagli ogni aspetto per far si che quello che può apparire come un semplice titolo per una specifica console possa diventare un capolavoro del suo genere.
Mafia III è un titolo che seguivo da tempo e che ha avuto un ruolo determinante nel mio passaggio verso una console di nuova generazione, essendo io un videogiocatore veramente atipico. Una volta messe le mani sul mio modello di Xbox One S procedo di gran carriera all’acquisto di questo videogioco, facendo una delle cose più interessanti che il mio tempo libero potesse dettarmi di fare. Nel dettaglio la storia (ambientata nel 1968) segue le vicende di Lincoln Clay, ragazzo afroamericano abbandonato da piccolo dalla madre in orfanotrofio. Quest’ultimo viene adottato da Sammy Robinson, il capo della mafia nera del sud, il quale diventa insieme al figlio Ellis rispettivamente un padre e un fratello adottivo. Lincoln fa ritorno dalla guerra del Vietnam alla cittadina fittizia di New Bordeaux (ispirata alla reale New Orleans) ed una volta a casa scopre che Sammy ha contratto dei debiti con la mafia haitiana e quella italiana, capeggiata da Salvatore “Sal” Marcano.
Per permettere a Sammy di risanare i suoi debiti, Sal propone a Lincoln di rapinare insieme a suo figlio Giorgi Marcano la Louisiana Federal Reserve: in seguito gli proporrà di uccidere Sammy per prendere il controllo della mafia nera del sud, ottenendo da Lincoln un secco rifiuto. Quando Marcano e i suoi uomini si ritrovano presso il bar di Sammy per spartirsi i proventi della rapina, improvvisamente Giorgi spara in testa a Lincoln mentre tutti i presenti vengono fatti fuori. Lo stesso vale per Sammy ed Ellis: Lincoln, ferito ma non morto, non può fare nient’altro che assistere impotente alla scena mentre Marcano e il figlio scappano con i loro uomini, mentre danno fuoco al locale. Lincoln viene salvato da Padre James, amico di Sammy e figura in vista nel quartiere, che lo cura fino a quando il ragazzo non esce dal coma per poi iniziare a maturare un desiderio di feroce e sanguinosa vendetta che lo porterà a vendicare la sua famiglia e a decidere del suo destino. In questo terzo capitolo della saga di Mafia ad affiancare Lincoln Clay ci saranno altri personaggi: Vito Scaletta, già protagonista di Mafia II ed esiliato da Empire Bay dopo la fine del capitolo precedente, il mafioso irlandese Thomas Burke (il cui figlio è rimasto ucciso nell’agguato di Marcano al bar di Sammy) e Cassandra, regina della mafia haitiana
Mafia III si presenta come un fantastico open world (gioco dove i protagonisti possono girare all’interno di un vasto mondo) che strizza di parecchio l’occhio ad altri più blasonati titoli che hanno fatto la storia degli sparatutto. E’ evidente l’ispirazione alla struttura di trama e di gioco resa famosa dalla serie GTA sviluppata da Rockstar che sono diventati uno standard per un certo tipo di videgiochi. Il personaggio di Lincoln Clay sembra uscito da uno di quei cazzutissimi film che fanno parte del filone della Blaxploitation, sottogenere cinematografico molto in voga negli anni Settanta i cui protagonisti erano personaggi afroamericani (uno su tutti il detective Shaft è uno degli esempi più famosi). Molto interessante anche il contesto storico-culturale che proietta il giocatore in un contesto sociale parecchio diverso da quello attuale per quanto riguarda ciò che è ritenuto accettabile. La Hangar 13, sussidiaria della 2K, casa di produzione della serie Mafia, è riuscita nel non semplice compito di evitare che una saga videoludica potesse finire rapidamente nel dimenticatoio, dando vita ad una delle più cazzute storie di vendetta e redenzione che siano comparse su console. Perché la vendetta è un magistrale piatto che va servito fottutamente freddo.
Hank Cignatta
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