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    Dog Eat Dog: la potente cura heavy metal di Pino Scotto contro questi incerti tempi del cazzo

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    Pino Scotto è una benedizione per l’incasinato panorama musicale italiano. Lo è dal momento in cui la scena musica, al di là dei gusti personali, è ormai inflazionata da personaggi usciti fuori dai talent show che spesse volte hanno modo di cavalcare l’onda del successo per uno o due album. Il tutto è condito da personaggi che devono seguire una certa “etichetta”, dicendo la cosa giusta al momento giusto e nel modo giusto per evitare che l’attuale società finto perbenista li crocifigga nella pubblica piazza dei social, ormai diventati giudici, giuria e boia di ignorantissimi processi sommari alle intenzioni, usi e costumi.

    Il rocker Pino Scotto

    Non vi è quindi spazio per una presa di posizione, anche accesa, che possa per certi versi andare contro il pensiero unico. Per questo e mille altri motivi Pino Scotto rappresenta quindi una scheggia impazzita di assoluta libertà, che spesse volte stride con un certo tipo di mercato mainstream che non è così libero come vorrebbe far credere di essere. Il rocker di Monte di Procida ha scritto una pagina importante della storia dell’heavy metal italiano grazie alla sua militanza nei Vanadium, band formata nel 1979 e attiva per tutti gli anni Ottanta, precursori del metal in Italia, nella quale Scotto è stata voce di questo importantissimo pezzo di storia della musica nostrana.

    I Vanadium al completo. Il secondo da sinistra è Pino Scotto, all’epoca voce del gruppo

    Da allora sono passati diversi progetti musicali e la carriera solista di Scotto è stata costellata di album che hanno, negli anni, tenuta viva ed ardente la fiamma dell’heavy metal nostrano. E’ riuscito anche a farsi conoscere alle nuove generazioni grazie al personaggio che si è costruito, che rispecchia ciò che è nella vita di tutti i giorni. Una persona schietta, senza peli sulla lingua e che non si fa problemi a dire le cose come stanno anche in maniera decisamente accesa, fottendosene allegramente di stare sul cazzo a diverse persone che storcono il naso accusandolo di essere “cronicamente volgare”. E puntuale come una buona novella è giunto Dog eat dog, il nono album solista di Pino Scotto, pubblicato lo scorso 27 marzo.

    La copertina di Dog Eat Dog, il nono album solista di Pino Scotto

    Il nono disco della carriera solista di Scotto è stato pubblicato in uno dei momenti più difficili della storia moderna, con un confinamento totale dovuto alla pandemia da Covid-19. Con il senno di poi la pubblicazione dell’album ha rappresentato una vera e propria ricetta contro l’incertezza di questi tempi del cazzo. Dog Eat Dog è un album dal sound massiccio e muscolare, caratterizzato da una scaletta di brani in grado di dare colore alle emozioni dell’ascoltatore. Apre il disco Don’t waste your time, un invito del rocker a non mollare e a non sprecare la propria vita dietro a cose futili e a cercare di apprezzare le piccole gioie della vita di tutti i giorni. Si continua a muovere la testa a ritmo di metal con la grintosa Talking Trash per seguire con Same Old Story. Menzione speciale per Don’t be Lookin’ Back, cover del brano portato al successo dai Vanadium, il cui significato oggi risulta più attuale che mai.

    In definitiva, Dog Eat Dog è un album rivolto a chi cerca qualcosa di diverso rispetto a tutto ciò che attualmente viene proposto. Una testimonianza sonora che arriva da un artista come Pino Scotto, il quale non ha mai rinnegato ciò che è sempre stato: un artista diretto e sincero che non è mai sceso artisticamente a compromessi con niente e nessuno. Fatevi un favore quindi: fatevi contagiare dalla potenza di questo album.

    Hank Cignatta

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    Sono la mente insana alla base di Bad Literature Inc. Giornalista pubblicista, Gonzo nell’animo, speaker radiofonico, peccatore professionista, casinista come pochi. Infesto il web con i miei articoli che sono dei punti di vista ( e in quanto tali condivisibili o meno) e ho una particolare predisposizione a dileggiare la normalità. Se volete saperne di più su di me e su Bad Literature Inc. leggete i miei articoli. Ma poi non dite che non siete stati avvertiti.

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