Dave Grohl, uno degli ultimi Grandi Saggi del rock
In tempi in cui il fascino commerciale del rock ha perso da troppo tempo presa e fascino sulle nuove generazioni che neanche conoscono il dirompente suono di una chitarra elettrica distorta, la figura di Dave Grohl è diventata negli anni come quella di un vero e proprio sciamano. Esattamente, uno sciamano rock con capelli lunghi e barba pronto a guidare la carica ogni qual volta qualcuno annuncia la morte (commerciale, sia ben inteso) del rock. E quando c’è bisogno di una tempesta elettrica pronta a frantumare il muro del suono della monotonia il frontman dei Foo Fighters risponde prontamente all’appello facendo tremare il mondo con la sua musica.
Già nel 1994, nel periodo di coda che avrebbe portato alla fine del Grunge e della vita terrena di Kurt Cobain consegnando entrambi alla leggenda, il buon Dave si cimentò a scrivere alcune canzoni, tra le quali Marigold. Valente polistrumentista, una volta dimesso il ruolo da batterista dei Nirvana imbracciò la chitarra, dimostrando di essere anche un ottimo autore di brani. Il resto è storia del rock moderno, con la fondazione dei Foo Fighters con i quali Grohl è riuscito nella non semplice impresa di scolpire il proprio nome per ben due volte nell’Olimpo dei grandi del rock.
Era inevitabile che Dave Grohl assumesse nel tempo il ruolo di uno degli ultimi grandi saggi del rock: se è vero che da una parte i grandi mostri sacri del rock mostrano una tempra inossidabile che permette loro di continuare a calcare i palchi anche alla veneranda età di settantasei anni (vedere la voce Mick Jagger), dall’altra è inevitabile il naturale ricambio generazionale che avrebbe dovuto far si che le nuove generazioni prendessero il posto dei loro illustri predecessori. La figura di Grohl ha raccolto, nel limite del possibile s’intende, questa eredità. Egli è l’amico che vorrebbero tutti per fare casino, il punto di riferimento che si guarda per affermare “hey, a cinquant’anni voglio arrivare ad essere proprio così!”.
Il segreto dello “zio” Dave sta proprio nell’essere un rocker “pulito”: ai suoi concerti ci si diverte, ci si emoziona, si fa casino, si balla e si ascolta ottima musica. Ma non c’è spazio per la droga. E non perché debba seguire questa mania contagiosa (e a tratti perversa) del perbenismo galoppante dove non si può fare o dire più nulla senza correre il rischio di offendere chicchessia. Grohl è come un bambino in un negozio di caramelle, si sente vivo facendo musica e riuscendo a trasmettere emozioni con il suo pubblico con il quale ha un rapporto speciale e che ricambia calorosamente questo amore. Certo, quando era con i Nirvana ha provato gli eccessi di una vita vissuta pericolosamente. Ma avendo sempre ben a mente l’esempio di Kurt Cobain ha compreso quando era ora di fermarsi prima di raggiungere un precipizio dal quale si torna indietro in un solo modo. Ode quindi ad una delle ultime grandi rockstar, capace con la sua musica e con il suo gruppo di tenere viva la fiamma del rock che continua ad ardere ma non più con la stessa intensità di prima.
Hank Cignatta
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