Van Halen: ribellione, volume e gloria eterna

Van Halen: ribellione, volume e gloria eterna

I Van Halen non sono mai stati una semplice band. Sono una forza della natura, un cataclisma sonoro che ha ridisegnato la geografia del rock americano degli anni Settanta e Ottanta, spaccando il mondo in due: gli artisti prima dei Van Halen e gli artisti dopo i Van Halen. Nata a Pasadena dai fratelli Eddie e Alex Van Halen, due immigrati olandesi che hanno trovato nella musica la loro seconda lingua, la band si impose come una delle più influenti della storia del rock grazie a un equilibrio perfetto tra tecnica strumentale, teatralità e un carisma fuori scala.

I fratelli Alex e Eddie Van Halen

Eddie Van Halen: l’uomo che ha preso la chitarra e l’ha reinventata da zero

Prima di parlare di Eddie bisogna spiegare una cosa fondamentale: cos’è il tapping. Il tapping è una tecnica chitarristica in cui il musicista usa entrambe le mani sulla tastiera della chitarra, “martellando” le note con le dita anziché pizzicarle. È una tecnica che permette velocità supersoniche, arpeggi impossibili, salti tonali folli e un fraseggio completamente diverso rispetto al rock tradizionale. Il tapping esisteva già, ma era un fenomeno marginale, più sperimentale che rock. Poi arrivò Eddie, che lo trasformò in un’arma nucleare. Guardate ma soprattutto sentite questo esempio qui sotto durante un live con Michael Jackson durante l’assolo di chitarra di Beat It.

Con Eddie Van Halen, il tapping diventò un marchio distintivo, una firma sonora immediatamente riconoscibile, tanto da diventare la cifra stilistica dei Van Halen stessi. La sua esecuzione in Eruption non fu solo una dimostrazione di abilità: fu un evento epocale. Una rivelazione. Il momento in cui il mondo capì che la chitarra elettrica aveva ancora territori sconosciuti da conquistare.

Ma soprattutto Eddie rese il tapping popolare. Lo portò fuori dalle accademie, fuori dalle cerchie dei maniaci della tecnica e lo mise nel rock mainstream. E da allora, ogni generazione di chitarristi dagli shredder degli anni Ottanta ai virtuosi di oggi, ha guardato a Eddie come un punto di riferimento. Ancora oggi, ogni volta che un chitarrista esegue un lick (fraseggio) in tapping, c’è un frammento del suo DNA che racconta: questa cosa qui l’ha resa possibile Eddie Van Halen.

Eddie Van Halen (Photo by Ebet Roberts/Redferns)

Frankenstrat: la chitarra più iconica del pianeta

E poi c’è lei: la Frankenstrat. Non disegnata da un marchio, non pensata per il mercato ma costruita direttamente da Eddie nel garage come un’arma clandestina. Prende un corpo Stratocaster economico, ci incastra dentro un humbucker (un tipo di pickup per chitarra) Gibson smontato da una ES-335. Poi ne modifica il ponte, lima, sega, salda, bestemmia e alla fine la vernicia con nastro adesivo e spray, creando quelle strisce rosse, bianche e nere che diventeranno l’emblema del rock duro americano. La Frankenstrat è un manifesto, il segno tangibile che l’innovazione non chiede permesso. Si costruisce, si inventa e si impone.

Eddi Van Halen mentre è intento a suonare assoli pettina capelli con la sua Frankenstrat

David Lee Roth: il frontman che ha trasformato il palco in un’arena gladiatoria

David Lee Roth è stato il contraltare perfetto di Eddie. Dove Eddie era precisione e follia tecnica, Roth era pura sbruffoneria teatrale, un animale da palcoscenico capace di spaccate acrobatiche, urla, risate e un magnetismo da rockstar che nessuno ha mai eguagliato davvero. Roth è stato (ed è ancora) un simbolo dell’eccesso, dell’ironia, del divertimento spinto ai limiti.
Il volto pubblico dei Van Halen, l’uomo che trasformava ogni concerto in un rito collettivo.

Perché Roth e i Van Halen si separarono

L’esplosione era inevitabile. Gli anni Ottanta sono stati un periodo di successo enorme per la band ma anche di tensioni interne sempre più ingestibili. David voleva espandere l’immaginario verso videoclip cinematografici, progetti solisti, libertà totale. Eddie voleva studio, precisione, evoluzione. L’urto fu inevitabile. Così nel 1985 Roth abbandonò la nave.

Sammy Hagar: l’inizio di una nuova era

Al posto di Roth arrivò Sammy Hagar, cantante dalla voce incredibile, più potente, più melodico e tecnicamente impeccabile. La band cambiò pelle: i Van Halen divennero più maturi, più radiofonici, più “adulti”. L’epoca Hagar, spesso soprannominata “Van Hagar”, fu un successo colossale. Se Roth incarnava il caos, Hagar portò stabilità e potenza.

David Lee Roth solista: glitter, showmanship e talento a briglie sciolte

Appena uscito dai Van Halen, Roth sfoderò uno dei debutti solisti più stratosferici della storia del rock con Eat ’Em and Smile.

Affiancato da musicisti come Steve Vai e Billy Sheehan, costruì un immaginario estetico e sonoro tutto suo: glam, colorato, ironico, borderline surreale. Un rock che sembrava un film, una festa, un’esplosione continua. Roth non è mai stato un semplice cantante: è sempre stato una forma vivente di intrattenimento.

I Van Halen nell’immaginario collettivo: quando South Park li trasforma in religione mondiale

La prova del loro impatto culturale non sta solo nei dischi venduti o nelle tecniche chitarristiche imitate ma nella loro presenza radicata nell’immaginario pop americano. Uno degli esempi più eclatanti è l’epico episodio di South Park intitolato 200 (il quinto della quattordicesima stagione) in cui le principali religioni della Terra tutte, nessuna esclusa, mettono da parte secoli di conflitti per riunirsi sotto un unico simbolo unificante: il logo dei Van Halen.

La gag è paradossale ma potentissima. In quella scena delirante, South Park fotografa una verità nascosta: i Van Halen non sono solo una band, sono un collante culturale globale. Un segno capace di attraversare generazioni, ideologie, identità.
Una forza così iconica che perfino rabbini, imam, preti, monaci e fedeli di ogni credo smettono di discutere non appena parte Ain’t Talk ‘bout Love.

LA MORTE DI EDDIE E L’IMMORTALITÀ DEL MITO dei Van Halen

EddIe Van Halen è morto nel 2020, portato via da un cancro contro cui combatteva da anni. Il mondo del rock si è fermato. Per un attimo, persino gli amplificatori hanno smesso di vibrare. Ma è così che funzionano gli dei del rock: muoiono solo biologicamente. La loro musica e il loro impatto non sfioriscono mai. La leggenda di Eddie cresce ogni giorno, alimentata dalle mani tremanti dei chitarristi che cercano di replicare quel tapping impossibile, dalle band che rubano un briciolo del suo fuoco e dai fan che ascoltano Eruption come fosse un testo sacro.

CONCLUSIONE: LA BOMBA CHE NON SMETTE DI ESPLODERE

La storia del rock è punteggiata da rivoluzioni, ma poche hanno avuto la potenza distruttiva dei Van Halen. Hanno cambiato la tecnica, l’estetica, il linguaggio e la percezione stessa di cosa potesse essere una band. Eddie: lo scienziato pazzo che ha aperto portali interdimensionali. David: il profeta decadente del rock americano. Hagar: il guerriero che ha portato la seconda era d’oro I Van Halen non sono solo un pezzo di storia. Sono il codice genetico del rock moderno. E finché ci saranno amplificatori, mani veloci e giovani disposti a perdersi nel suono, i Van Halen continueranno a vivere più forti, più rumorosi e più immortali di chiunque altro.

Hank Cignatta

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Sono la mente insana alla base di Bad Literature Inc. Giornalista pubblicista, Gonzo nell’animo, speaker radiofonico, peccatore professionista, casinista come pochi. Infesto il web con i miei articoli che sono dei punti di vista ( e in quanto tali condivisibili o meno) e ho una particolare predisposizione a dileggiare la normalità. Se volete saperne di più su di me e su Bad Literature Inc. leggete i miei articoli. Ma poi non dite che non siete stati avvertiti.

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