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    Il Pitbull, storia di uno strepitoso amico dell’uomo tra pregiudizi, ignoranza e miti da sfatare

    Anche se nel corso degli anni la consapevolezza è cambiata, grazie anche ai numerosi strumenti di informazione che si hanno a disposizione per poter avere delle informazioni di base, quando si parla di pitbull i più associano a questa razza la ferocia e la cattiveria pronta ad esplodere da un momento all’altro. Il Pitbull è invece tutt’altro: possiede uno spirito indomito caratterizzato da coraggio, tenacia, sprezzo del pericolo, tenerezza, simpatia ed una spiccata intelligenza. Le origini di tale razza sono da ricercarsi nella Gran Bretagna del XVIII e XIX secolo, dove erano diffusi e assai popolari gli spettacoli di bullbating, una particolare forma di tauromachia che metteva a confronto un toro (in inglese bull) e dei cani allevati per questo preciso scopo. Questa cruenta forma di spettacolo consisteva nel liberare in arene attrezzate di fosse (pit in inglese) dei cani che si dovevano battere con il toro. Gli avventori scommettevano poi su chi avrebbe ucciso chi, in quanto tempo e in caso di cani morti, quanti ne aveva incornati il toro. Una vera e propria barbarie che, vista con la consapevolezza odierna, non ha davvero niente di entusiasmante. Ma d’altronde la razza umana è la più grande piaga comparsa sulla verde e rigogliosa Terra di dio fin dalla notte dei tempi.

    Miniatura del 1820 che immortala una scena di Bullbating. Da notare due cani lanciati per aria dalla furia del toro

    La razza prevalentemente impiegata negli spettacoli di bullbating era il Bull and Terrier, che venne poi riselezionata negli Stati Uniti nell’800 dagli allevatori i quali, si focalizzarono sulle razze di Bull and Terrier che venivano importante dall’Irlanda a causa dei flussi migratori dettati dalla Grande Carestia che colpì il Paese tra il 1845 e il 1849. Mentre la Gran Bretagna iniziava in quel periodo a mettere al bando il bullbating, quest’ultimo si sviluppò nelle grandi metropoli americane proprio grazie ai coloni irlandesi che contribuirono alla diffusione di cruenti combattimenti tra cani. Il Bull and Terrier è quindi, tra le tante, diretto progenitore dell’attuale American Pitbull Terrier, conosciuto semplicemente come Pitbull. Nonostante il bullbating stesse iniziando a spopolare nei vicoli malfamati delle grandi città statunitensi, diversi allevatori di cani ebbero modo di incrociare diverse razze di pitbull, cercando di creare un cane che potesse essere un concentrato di fierezza, coraggio, tenacia, ferocia e affidabilità. Tra gli allevatori che contribuirono maggiormente alla diffusione del pitbull come viene oggigiorno inteso vi è la figura di John Pritchard Colby.

    John Pritchard Colby (al centro) con il figlio Louis e la pitbull femmina Goldy in una foto del 1922

    Il Pitbull è quindi un concentrato di potenza, agilità, forza, fierezza e coraggio indomito. E’ un cane che ha un grande senso di attaccamento al padrone e alla sua famiglia ed ha una pazienza infinita anche con i bambini.

    La mia cucciolona di Pitbull ADBA, Noel

    Non è di fatti raro vedere foto dell’epoca che ritraggono bambini in compagnia di Pitbull. Va da sé che si tratta di un periodo storico-culturale differente rispetto ad oggi ma questo aneddoto fa comprendere come il più delle volte questa razza sia stata ingiustamente demonizzata nonché oggetto di spiacevoli pregiudizi (che il più della volta permangono tutt’ora) dettati dall’ignoranza. Ci sono delle motivazioni più che valide se vengono impiegati anche come cani da salvataggio: hanno infatti qualità uniche che poche altre razze hanno nella ricerca delle persone disperse.

    Un pitbull che protegge un bambino

    Molto probabilmente qualcuno, che fa della polemica una disciplina olimpica, potrebbe far notare come siano diversi i fatti di cronaca che vedono protagonisti pitbull che azzannano persone. Come per ogni cosa che necessita di buon senso, bisogna cercare di analizzare le situazioni caso per caso, andando a comprendere le motivazioni che hanno portato il cane ad agire in quella determinata maniera.

    Brad Pitt interpreta Cliff Booth in C’era una volta ad Hollywood in compagnia di Brandy, il pitbull del personaggio

    Il Pitbull è un cane che richiede educazione, disciplina e tanto amore, almeno quanto è in grado di donarne all’uomo. E’ infatti un cane per molti, ma decisamente non per tutti. Tutto sta nel come li si educa a rapportarsi con le altre persone e con i propri simili e al tipo di persona che lo adotta. Anche un’automobile ultra accessoriata con mille dispositivi di sicurezza se viene guidata da un pazzo, può rappresentare una seria minaccia per il prossimo. Il Pitbull non è quindi un assassino a priori. Il buon senso è l’ingrediente principale che ci vuole, l’amore fa il resto.

    ®Riproduzione riservata

    Hank Cignatta

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    Sono la mente insana alla base di Bad Literature Inc. Giornalista pubblicista, Gonzo nell’animo, speaker radiofonico, peccatore professionista, casinista come pochi. Infesto il web con i miei articoli che sono dei punti di vista ( e in quanto tali condivisibili o meno) e ho una particolare predisposizione a dileggiare la normalità. Se volete saperne di più su di me e su Bad Literature Inc. leggete i miei articoli. Ma poi non dite che non siete stati avvertiti.

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