Transmetropolitan, storia da un futuro fottuto non poi così lontano
Transmetropolitan è molto di più di un semplice fumetto: è una delle più crude, visionarie, argute ed azzeccate previsioni di quello che sta diventando questo mondo. Realizzato dallo scrittore Warren Ellis e dal disegnatore Darick Robertson nella seconda metà degli anni Novanta, è ambientato in un futuro distopico dove alcuni comportamenti ritenuti tabù ora sono ritenuti socialmente accettabili: come il cannibalismo, purché perpetrato su cloni privi di cervello. E ciò ha dato il via ad una catena di fast food dedicata che serve diversi milioni di persone nel mondo. Non c’è da stupirsi di ciò quando ogni aspetto della quotidianità è scandito dal culto della personalità di Gary “The Smile” Gallahan, presidente degli Stati Uniti e figura preposta alla filosofia della rassicurazione in ogni aspetto della vita politica del Paese. Grandi e plastici sorrisi, dialettica ipnotizzante e anche l’elettore più critico passa dall’essere un leone della contestazione al più fedele dei suoi sostenitori. La pubblicità è diventata così invasiva da essere inoculata nelle menti delle persone per mezzo delle publibomba, improvvise scariche di luce emanate dagli schermi delle televisioni che vanno a caricare il cervello con inserzioni pubblicitarie che la gente sogna di notte. Cari mass media, prendete appunti!
Nel mezzo di questa società che ha raschiato il già arrugginito fondo del barile c’è Spider Jerusalem, eccentrico giornalista tossicodipendente che ha come missione personale la verità fine a se stessa e che funge da vero e proprio grillo parlante in un mondo dove la normalità è solamente un vetusto concetto. Personaggio palesemente ispirato alla figura di Hunter Thompson e al suo giornalismo Gonzo, Spider Jerusalem per mezzo dei suoi articoli cerca di aprire gli occhi della gente e spalancare le loro menti a più ampie vette di percezione circa quella verità spesso piegata dai poteri forti che, dovrebbero, preservarne l’integrità.
Spider però prova una fortissima idiosincrasia nei confronti di quel pubblico che ha decretato il suo successo in seguito alla pubblicazione dei suoi articoli cinici e le sue inchieste, perché come in una storiella vecchia quanto il mondo quello stesso pubblico è anche lo stesso che si ostinano a votare quelle figure politiche che tutto hanno a che fare tranne che con gli interessi del cosiddetto bene comune. Come è fottutamente simile la società descritta da Warren Ellis circa ventidue anni fa e che si sta palesando oggigiorno in tutto il suo asfittico e deprimente mordente. Le pagine di Transmetropolitan grondano dunque di una verità decisamente inquietante. Un vero e proprio capolavoro del fumetto che fa dei suoi personaggi (e, più in dettaglio, del suo protagonista) un concentrato di disarmante attualità che suona come un monito decisamente difficile da ignorare. Poi non dite di non essere stati avvisati per tempo.
Hank Cignatta
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