Editoriale Gonzo: L’insostenibile pesantezza di vivere in città
Eccomi di ritorno a casa, a bordo della mia fedele Great Point Blue, alla spasmodica ricerca di uno spazio nel quale parcheggiare la mia fedele automobile. Faccio un primo giro di ricognizione (ormai di prassi) che si rivela infruttuoso. Inizio a bestemmiare, mentre la pioggia si fa più copiosa. Mi fermo al semaforo rosso che mi illumina il viso mentre penso quanto mi manca il letto. Un dannatissimo spazio delimitato da una striscia blu mi divide dalla possibilità di perdere i sensi e chiudere definitivamente questa giornata per svegliarmi qualche ora dopo, confuso. Continuo a girare in tondo, come in una giostra che non ne vuole sapere di fermarsi. L’indicatore del livello del carburante sta scendendo sempre di più come la mia pazienza.
Mi districo in un dedalo di dehors, impalcature e altre situazione che tolgono spazio per poter parcheggiare. Anche solo partorire nell’anticamera del cervello l’idea di poter trovare un posto sotto casa è un lusso che, a quell’ora della notte, non ci si può affatto permettere in questa Nevrotic Town (o Torino, se siete amanti della filatelia) bagnata dalla pioggia e dai disagi dell’insostenibile pesantezza di vivere in città. Continuo a cercare il tanto desiderato parcheggio mentre intanto scoccano le tre e i Pink Floyd mi accompagnano in questa intrepida missione che raggiunge ormai vette oniriche. Rido istericamente pensando ai centottanta euro pagati ad inizio anno per il permesso di sosta residenti per l’impossibilità di poter posteggiare sotto casa o nelle vie limitrofe. E’ tutto così tragicomico. E non siamo che all’inizio.
Hank Cignatta
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