
Editoriale Gonzo: la chiusura dei Disney Store è la fine di un sogno
Eccolo un altro tassello di questo mondo che gira in fretta, troppo in fretta per pensare minimamente di poter riuscire a stargli dietro. Probabilmente l’unica cosa possibile è cercare di cambiare con la stessa velocità con la quale una cosa che andava bene il giorno prima risulta essere anacronistica il giorno dopo o addirittura ancora prima. Tutto cambia, tutti cambiamo: in meglio o in peggio non importa, questo fa parte della nostra fallace indole umana. E la possente mano del progresso ha dato un massiccio schiaffone alla sfera delle certezze di una generazione, facendola andare decisamente su di giri.

In tal senso la notizia (non nuova ma sicuramente preoccupante) della chiusura dei Disney Store giunge come un fulmine a ciel sereno: è la fine di un periodo che per molti ragazzi della mia generazione è davvero un duro colpo. E’ l’ennesima brutta notizia nel mucchio delle delusioni che ultimamente affollano un mondo caratterizzato sempre da più dubbi che certezze, molte più quesiti che risposte certe e valori che vanno via via a farsi fottere. Il fatto che per primi chiudano tutti gli store presenti sul territorio italiano sembrerebbe una decisione pretestuosamente discriminatoria da parte dell’azienda di Burbank ma non è così. L’Italia è il primo Paese a subire gli effetti di questa decisione aziendale che via via porterà la chiusura di tutti i negozi fisici presenti nel mondo per permettere alla Disney di concentrare le vendite dei suoi prodotti prettamente online.

Questa decisione porta un sanguinoso strascico che coinvolge più di duecentotrenta dipendenti nei vari negozi sparsi sul territorio nazionale, che adesso rischiano di perdere il posto dall’oggi al domani. La notizia della chiusura dei negozi Disney, da sempre luogo nei quali la magia della fantasia dei lungometraggi disneyani ha preso vita per tantissimi bambini, è passata in sordina. Sicuramente ci sono aggiornamenti che meritano attenzione, ma anche il fatto che L’Italia non è più da tempo immemore un Paese per giovani e per chiunque sogni di potersi fare una vita onesta, merita altrettanto spazio. La decisione presa da Disney, non priva di dolore conseguenze, è figlia di questa società liquida che porterà l’essere umano ad essere una fastidiosa e pestilenziale appendice in un mondo sempre più sofisticatamente automatizzato. E se anche l’azienda dei sogni subisce i segni della crisi di questi tempi incerti, tagliando posti di lavoro anche nei suoi parchi di divertimento, la faccenda è davvero seria.
Hank Cignatta
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