
Editoriale Gonzo: Christian Eriksen, ovvero l’imprevedibilità dell’esistenza e l’importanza di una vera amicizia
La vita è imprevedibile e bastarda, una variabile in grado di cambiare per mezzo di un battito di ciglia. Cambia sempre le carte in tavola e bisogna adattarsi, qualsiasi sia la potenza dei colpi che assesta. Quanto capitato lo scorso sabato a Christian Eriksen, centrocampista danese attualmente in forza all’Inter, mi ha brutalmente riportato a quel maledetto otto ottobre dell’anno scorso nel quale ho perso mio padre in una dinamica identica a quella del calciatore danese. Il corso di un’esistenza che cambia in una frazione di secondo, una vita che può spezzarsi da un momento all’altro, il disegno di un destino (spesse volte già scritto) al quale nessuno di noi può sottrarsi. Un secondo prima sei in campo a giocare con la tua nazionale e quello dopo sei a terra a lottare per la vita.
Ci sono ancora tanti dubbi su cosa sia realmente capitato a Eriksen: un malore che ha portato ad un arresto cardiaco con conseguente resurrezione cardiaca, come riportato dal responsabile sanitario della nazionale danese di calcio Morten Boesen in seguito alla conferenza stampa organizzata dalla federazione dopo il malore di Eriksen. Il merito va allo staff medico prontamente intervenuto in campo per attuare le varie procedure del caso ma la vera fortuna del centrocampista danese è stata quella di essere in campo con il suo compagno di squadra e capitano della Nazionale Simon Kjaer.

Il difensore, resosi conto delle condizioni nelle quali versava l’amico, lo ha messo nella giusta posizione in attesa dell’intervento sanitario. Minuti preziosi che hanno davvero fatto la differenza tra la vita e la morte di un giovane talento del calcio europeo e mondiale. In fondo la vita è una partita e quello che conta, in ogni caso, è portare a casa il risultato.
Hank Cignatta
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