Gli AC/DC, Power Up e quello sciame sismico di orgasmi sonori in chiave rock
Il 2020 ha almeno mille fottuti modi diversi per poter vincere a mani basse il titolo di annata dannata che tutti ricorderemo nei secoli dei secoli. Ognuno di noi ha avuto qualcosa da imparare da questo anno che è stato in grado di prenderci a calci sui denti mentre eravamo a terra immobili e storditi, per poi divertirsi a legarci una fune alle caviglie e trascinarci qua e là con una macchina a tutta velocità mentre l’unica cosa che si poteva sentire era il gusto ferroso del sangue e il rumore sordo di ossa rotte. Senza dimenticarci che un mese è un lasso di tempo ancora troppo lungo per poter tirare un sospiro di sollievo per esserci levati dalle palle anche questo funesto anno bisesto, non ancora tutto è perduto. Come spesso accade, la speranza arriva dalla musica e, più in dettaglio, dagli AC/DC che tornano sulle scene con il loro nuovo album Power Up, pubblicato a sei anni di distanza da Rock or Bust del 2014.
Power Up (letteralmente potenziare, dare energia) è un disco che sprigiona una contagiosa corrente elettrica che arriva dritta al cuore di chi lo ascolta: una potente deflagrazione sonora in chiave rock che, fin dalla copertina, mette subito in chiaro che gli AC/DC hanno voluto davvero fare le cose in grande. L’album è composto da dodici tracce che sono un compendio pratico sulla quintessenza del rock inteso come stile di vita. Apre le danze Realize, brano dai ritmi decisi che fa da apripista a Shot In The Dark, che è probabilmente uno dei pezzi nei quali è più riconoscibile l’inconfondibile stile della band australiana. Si prosegue poi con Kick You When You’re Down, inno sul non mollare mai neanche nei momenti di estrema difficoltà, per poi giungere a Demon Fire, destinata a a diventare uno dei nuovi classici degli AC/DC. In definitiva l’album funziona, in quanto si avverte che è stato una grande seduta terapeutica in musica per celebrare il ritorno del cantante Brian Johnson dopo i suoi problemi di udito, quello del batterista Phill Rudd dopo i suoi guai con la legge, quello del bassista Cliff Williams dopo il suo annuncio del ritiro dalle scene in seguito alla pubblicazione di Rock or Bust e la celebrazione della memoria di Malcom Young, fratello di Angus nonché fondatore degli AC/DC, morto nel 2017.
L’ho già detto e lo ripeto: i gusti sono gusti e fin qui ci siamo. Quello che deve far riflettere è che Power Up, pubblicato il 13 novembre, si è piazzato fin da subito in vetta alle classifiche degli album più venduti di parecchi Paesi. Tra questi, oltre a Regno Unito, Belgio, Francia, Germania, Irlanda, Norvegia, Svezia, Australia e anche Italia. Sebbene da diversi anni il rock non sia più appetibile a livello commerciale per diversi motivi, questi risultati devono sicuramente far riflettere su come ci sia ancora tanta voglia di rock. E non importa se qualcuno afferma che gli album degli AC/DC sembrano avere lo stesso sound, il mondo è bello perché è vario e perché è in grado di poter dare una scelta su cosa ascoltare e che cosa no. Perché quando c’è voglia di imparare come fare del rock come cazzo si deve, gli AC/DC salgono in cattedra. Ed era anche ora, finalmente.
Hank Cignatta
® Riproduzione riservata
Post a Comment
Devi essere connesso per inviare un commento.