Sugar Chile Robinson, il bambino prodigio del Jazz
Il mondo di oggi è un concentrato di casini, paure, deliri e puttanate incomprensibili che superano anche la più elaborata delle fantasie. I talent show sono ormai diventati una tappa obbligata per sperare di poter avere il proprio giusto spazio e visibilità in una società che fa del casino e del pressappochismo le sue più fedeli dottrine. Sei hai una bella voce, sei particolarmente bravo in cucina o sei in grado di camminare al contrario sui gomiti devi necessariamente passare attraverso il giudizio di quattro giudici. Tutto è frenetico ed assurdo e mentre quello che una volta era in grado di lasciare realmente il segno oggigiorno sembra non essere più efficace. Sembra quasi una dannata sfida a chi ha le emozioni più anestetizzate di tutti.
Il povero stronzo che vi scrive crede che i bambini debbano fare i bambini. Molto spesso si vedono in televisione programmi dove i più piccoli vogliono imitare (spesse volte malamente per tantissimi motivi) gli adulti, facendo passare il messaggio che non ci debba più essere la gioia di vivere determinati periodi della vita. In alcuni casi però il talento è davvero un dono che arriva a determinate persone affinché possano rendere questo triste e sporco mondo un luogo vagamente più accettabile. Le storie di bambini prodigio sono numerose, particolari ed affascinanti, così come quella di Sugar Chile Robinson, il bambino prodigio del Jazz.
Frank Robinson Isaac, conosciuto con il suo nome d’arte di Sugar Chile Robinson, nasce a Detroit e in tenera età mostra un incredibile talento cantando il blues accompagnandosi al pianoforte, ascoltando i grandi artisti del genere del periodo. Ben presto l’incredibile talento di questo giovanissimo virtuoso del Boogie Woogie diventa un caso nazionale, fino a interessare la stampa che gli dedica diversi servizi all’interno dei cinegiornali dell’epoca. Stando proprio a questi servizi, Sugar Chile Robinson ha imparato a suonare il piano da autodidatta, utilizzando una tecnica di esecuzione particolare che prevede di suonare i tasti con i gomiti e con i pugni. All’età di tre anni vince un concorso per giovani talenti presso il Paradise Theather di Detroit e nel 1945 si esibisce come artista di supporto al grande vibrafonista e percussionista jazz Lionel Hampton, la cui legislazione sulla protezione dei minori gli ha impedito di poter portare Sugar Chile Robinson nel suo tour.
Nonostante questo divieto Sugar Chile si esibisce in radio con Hampton e con il grande pianista jazz Harry “The Hipster” Gibson, arrivando a fare un cameo dove interpreta sé stesso nella produzione Hollywoodiana targata Metro- Goldwyn- Mayer No Leave, No Love del 1946 e che annovera tra il cast gli attori Van Johnson, Keenan Wynn e Pat Kirkwood. Nel 1946 si è esibito per il presidente Harry S. Truman nel corso della cena dei corrispondenti della Casa Bianca, diventando il primo artista afroamericano a partecipare ad una cena dell’associazione. In seguito a questa sua esibizione la sua fama continua a crescere e continua ad esibirsi in diversi teatri di Detroit e della California facendo registrare il tutto esaurito. Nel 1949 ottiene un permesso speciale per poter entrare nella American Federation of Musicians dove ha modo di registrare il suo primo disco con la Capitol Records. contenente i successi Number Boogie e Caldonia, brani che raggiungono entrambi la Billboard R&B Chart. Nel 1952 decide di fermare le registrazioni, dichiarando in seguito di volere la vita di un ragazzo normale, andare a scuola e poter ricevere un istruzione. Nel 1956 continua a fare qualche sporadica esibizione ed accreditato con il nome di Frank Robinson. Parallelamente continua gli studi, fino ad ottenere una laurea in storia e psicologia.
Sugar Chile Robinson nel corso degli anni ha continuato ad esibirsi, pur concentrandosi nelle materie di studio delle sue lauree e rimanendo molto attivo in campo musicale, supportando gli artisti emergenti della zona di Detroit. Rimane una leggenda del jazz, capace di essere uno degli artisti più importanti del periodo d’oro di un genere musicale grande per la sua unicità e per la disarmante capacità virtuosistica dei suoi esecutori. Ascoltare per credere.
Hank Cignatta
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