Tributo a Niki Lauda, il “computer” della Formula Uno
Non sono mai stato un appassionato di automobilismo. Anzi, posso affermare che non l’ho mai seguito con velleità da tifoso ma con quella curiosità che mi ha sempre spinto a documentarmi sulle cose, anche quelle che ritengo lontane dalle mie caratteristiche. Faccio parte di quella generazione di ragazzi che hanno avuto modo di vedere le gesta sportive di un campione dell’automobilismo del calibro di Michael Schumacher, sorridente sul podio dei vari trionfi ottenuti nel suo periodo in Ferrari ed immortalato dalle telecamere che ne riportavano le gesta nei servizi dei vari tg e sugli articoli di giornali. Come in ogni disciplina sportiva ci sono però campioni in grado di incidere una tacca permanente all’interno della stessa, riuscendo a travalicare i confini dello sport, riuscendo ad arrivare intatti con la propria leggenda attraverso le generazioni. Niki Lauda è riuscito a piantare quel seme che nel corso degli anni è stato capace di germogliare e di sbocciare nel cuore degli appassionati di automobilismo e non, arrivando a colpire anche il povero stronzo che vi scrive che non conosce neanche la differenza tra una candela e un pistone.
E proprio per la levatura di questo personaggio, indiscusso fuoriclasse di quella Formula Uno “ruspante” che ormai non esiste più, apprendere la notizia della scomparsa di Niki Lauda lascia l’amaro in bocca. Quell’amaro che cede il posto ad una dura presa di coscienza del fatto di aver perso un grande campione. Non so spiegare il perché ma quel pilota viennese mi ha sempre suscitato interesse, spingendomi a documentarmi in maniera dettagliata non solo sulla sua attività professionale ma, in maniera più ampia, sul personaggio dotato anche di una straordinaria forza d’animo. La stessa che gli ha permesso di affrontare quel terribile e ormai famoso incidente nel quale rimase coinvolto sul circuito di Nurburgring che lo sfigurò e gli procurò ustioni di terzo grado su tutto il corpo e dal quale, senza il provvidenziale intervento del pilota italiano Arturo Merzario, non sarebbe sopravvissuto. Lungi anni luce da me l’intento di essere melenso ma solamente di porgere un umilissimo tributo a quel campione che, nonostante la mia totale assenza di interessa nella Formula Uno, è stato in grado di farmi appassionare alle vicende di un personaggio in grado di beffare la morte, tornare indietro ed apprezzare ogni singolo istante del suo passaggio su questa strana e pazza giostra che chiamiamo vita.
Hank Cignatta
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