Turgidi risvegli
Ritorno a scrivere mentre la fuori piove come se non ci fosse un domani e il sole sparisce, beffardo, dietro ad una coltre di nuvole cariche d’odio. Come se Dio avesse trovato la vergine Maria a letto con qualcun altro, intenta a farsi deflorare quella santissima vagina. E noi poveri mortali costretti a subire il malcontento da camera da letto di una divinità qualunque. Perché sono di più i giorni uggiosi di quelli di sole, dove tutto sembra andare bene.
Quei tempi ormai sono finiti. Ci chiediamo dove ci porterà il domani, ma d’altronde siamo come una misera zattera in balia di un oceano tremendamente incazzato. Allora cerco di dormire qualche ora per provare a vivere un giorno nuovo, nella speranza che ci sia portatore di qualche novità. Ma la storia è sempre la stessa. Ed è già ora di aprire gli occhi su questa ammuffita realtà. Quella condanna comunemente chiamata sveglia suona impazzita, fregandosene di interrompere sogni che mai più torneranno. Dannazione. Ci metto qualche secondo per riprendere conoscenza e qualche minuto in più per raddrizzarmi e vivere anche questo giorno in posizione eretta. E a proposito di rettitudine, ecco la consueta erezione preponderante che mi impedisce di deambulare correttamente fino al tazzone di ceramica. Ah il mattino! Croce e delizia di tutti gli uomini. E anche di qualche donna, ammettetelo. Sgancio un sonoro peto come mio personalissimo buongiorno al mondo e mi trascino in cucina. Apro il frigo in cerca di qualcosa da mettere insieme per la colazione. Il vento gelido della sfiga. Ripiego su una bottiglia di birra aperta e sgasata. La colazione dei campioni. Accendo la radio. Le prime note di Whole Lotta Love dei Led Zeppelin escono prepotenti dalle casse della radio per far crollare piacevolmente i miei padiglioni auricolari. Forse questa dannata mattina non è così male come pensavo.
Hank Cignatta
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