Halloween, storia di un festoso delirio collettivo

Halloween, storia di un festoso delirio collettivo

Halloween: Una Notte per Esorcizzare Tutto

31 Ottobre. L’aria sa di plastica bruciata e zucchero filato, il cielo sembra uscito fuori da un film horror anni Ottanta e da qualche parte un bambino vestito da teschio grida dolcetto o scherzetto ad una signora che fino a ieri lasciava crisantemi ai defunti. È Halloween, il momento in cui ogni 31 ottobre l’Italia si lascia alle spalle il pudore cattolico e si getta tra zucche illuminate, maschere da scheletro e drink arancioni che sanno di plastica e zucchero. Almeno per una notte anche il nostro Paese (così attento al decoro, così legato ai santi e alle processioni) ha deciso di fare i conti con i propri fantasmi interiori.

E lo fa tardi, come sempre. Perché mentre negli Stati Uniti i bambini bussavano alle porte gridando trick or treat già negli anni Cinquanta qui da noi si parlava ancora di Ognissanti, una giornata di raccoglimento, fiori ai cimiteri e candele votive. Poi qualcosa si è incrinato. Le immagini hollywoodiane hanno preso il sopravvento e la zucca ha mangiato il crisantemo. Halloween, come il rock o il fast food, è arrivato in Italia per contagio culturale. E una volta entrato, non è più uscito.

Addobbo tipico della ricorrenza di Halloween

Le Origini di Halloween: Dalle Brume Celtiche ai Neon di Hollywood

Halloween nasce molto prima di Hollywood, dei party universitari e delle ragnatele finte. Affonda le radici in Samhain, la festa celtica di fine raccolto: un momento liminale, in cui il mondo dei vivi e quello dei morti si sfioravano come due tende mosse dallo stesso vento.

Un momento della celebrazione del Samhain

I Celti credevano che in quella notte le anime potessero tornare sulla terra non per spaventare, ma per ricordare. Poi arrivò la cristianizzazione e la Chiesa decise di inglobare la tradizione pagana dentro la festa di Ognissanti, tentando di neutralizzarne il potere. Ma certe cose non si cancellano: restano sotto pelle, come un tatuaggio sbiadito. Col tempo, All Hallows’ Eve (la vigilia di Ognissanti) divenne semplicemente Halloween e si riempì di costumi, candele e storie di paura. Gli irlandesi portarono la festa negli Stati Uniti e da lì partì la colonizzazione culturale più efficace della storia.

Dai Film alle Serie TV: L’Iconografia della Paura Pop

Senza il cinema, Halloween non sarebbe ciò che è oggi. Negli anni Settanta John Carpenter mise in scena Halloween – La Notte delle Streghe e Michael Myers divenne l’icona dell’incubo domestico. Poi arrivarono Nightmare on Elm Street, Scream, Trick ‘r Treat — ognuno un tassello nella costruzione di un immaginario collettivo fatto di maschere bianche, sangue finto e suspense.

Michael Myers di Halloween, una delle figure più iconiche della storia del cinema horror

Le serie TV hanno fatto il resto: da Buffy a Stranger Things, fino agli speciali di The Simpsons e Friends. Ogni episodio ambientato ad Halloween serviva come rito d’iniziazione culturale per chi, in Europa, ancora non capiva cosa ci fosse di tanto speciale nel travestirsi da zombie. Ora sappiamo la risposta: Halloween è un carnevale senza penitenza, un modo per ridere della morte, per darle una forma e ridurla a un meme.

L’Italia e la Conversione: Dalle Anime dei Morti alle Feste in Discoteca

Per decenni, in Italia il 1° novembre era sinonimo di lutto composto. Si parlava di Ognissanti e, in alcune regioni, del Giorno dei Morti. I bambini del Sud si svegliavano e trovavano dolci “portati dalle anime”, le famiglie si riunivano per ricordare i defunti, e le campane suonavano lente.

Jack O’Lantern, la tradizionale zucca intagliata con dentro una candela che è il simbolo della festività di Halloween. Nel senso moderno di questa ricorrenza simboleggia le anime dannata che vagano per la terra.

Poi arrivarono i supermercati pieni di gadget neri e arancioni, i bar con le ragnatele finte, i club che pubblicizzavano serate Hell Party. Nel giro di vent’anni la festa americana è diventata anche italiana. Non perché la comprendiamo fino in fondo, ma perché amiamo i riti collettivi, specialmente quelli che ci permettono di mascherarci e lasciarci andare. C’è chi storce il naso, chi parla di “americanata”, ma la verità è che Halloween ha riempito un vuoto: ci ha dato un modo per celebrare la morte senza la tristezza, per esorcizzare la paura con la musica, i dolcetti e la birra.

Tradizioni Regionali: Quando il Folklore Incontra la Pop Culture

Ogni regione italiana, sotto la superficie di plastica delle feste importate, custodisce ancora le proprie radici. In Sardegna, c’è Is Animeddas, rito arcaico in cui i bambini girano per le case chiedendo doni per le anime dei defunti. Una versione mediterranea del dolcetto o scherzetto.

Foto d’epoca che ritrae alcuni bambini sardi intenti a festeggiare Is Animeddas

In Sicilia si parla delle Cavagnedde, ceste piene di dolci offerte ai più piccoli “dai morti”. In Puglia e in Calabria, ancora oggi si preparano i pani dei morti, impasti dolci lasciati accanto ai letti come omaggio ai defunti.

Il Pane dei Morti, specialità docliaria della Calabria del periodo di Ognissanti

Nel Nord in Piemonte vi è la leggenda del Cors delle anime: lungo il corso del fiume Sesia, si narra che alla mezzanotte del 1° novembre le anime escano dai cimiteri e dai ghiacciai per formare una processione luminosa diretta verso il Monte Rosa. Le fiammelle che le guidano scaturiscono dal dito mignolo di ciascuna anima. Alcuni umani, incontrati per caso, diventano loro guide e ricevono poteri soprannaturali. Invece tra Lombardia e Veneto si accendono lumini e si organizzano fiere, spesso mischiate oggi con i party in maschera. Insomma, non è vero che Halloween è un corpo estraneo: in Italia aveva già i suoi rituali, solo che li chiamavamo con altri nomi.

La Dimensione Commerciale: Halloween, Il Business dell’Oscurità

Halloween oggi è una macchina economica. Nel mondo genera miliardi di dollari tra costumi, film, dolci e merchandising. Anche in Italia, il settore food e retail ha imparato la lezione: zucche su ogni vetrina, cocktail insanguinati nei bar e gadget nei supermercati. Ma ridurre Halloween al marketing è un errore. Dietro il business resta un bisogno antico: quello di confrontarsi con l’ignoto. È la stessa pulsione che portava i Celti a travestirsi per confondere gli spiriti e noi a scattare selfie in maschera per esorcizzare la noia e la paura.

Decorazioni di Halloween in un centro commerciale

Conclusione: L’Umanità dietro la Maschera

Halloween non è più solo una festa americana: è diventata un linguaggio globale, una tregua temporanea tra noi e la morte. In una notte ci è concesso ridere di ciò che ci spaventa, ballare con i demoni e abbracciare il lato oscuro senza vergogna. Forse l’Italia, nel suo eterno oscillare tra sacro e profano, aveva solo bisogno di questo: una notte per ricordare che la morte non è solo fine, ma anche spettacolo. E allora sì, stasera accendete le zucche, indossate la maschera.
Perché Halloween, in fondo, non è mai stato altro che un modo per sentirsi vivi.

Hank Cignatta

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