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    L’Adderall e la chimica dell’attenzione

    “Il ragazzo è intelligente ma non si applica”: solitamente questa frase veniva appicciata addosso a quei ragazzini un po’ turbolenti che avevano una particolare idiosincrasia nel seguire le regole e che erano parte integrante (e fondamentale) dell’arredamento dell’ufficio del preside. Una frase che mi ha accompagnato per tutta la mia travagliata carriera scolastica e che ha caratterizzato ogni singolo colloquio tra i miei genitori e gli insegnati che avevano la sfortuna di avermi come studente. Da allora la scienza ne ha fatti di progressi e pare aver trovato la soluzione per risolvere quella sindrome oggigiorno molto diffusa tra la popolazione occidentale di tutte le età che si chiama disturbo da deficit di attenzione/ iperattività (o ADHD se siete amanti delle sigle). Immaginate la gioia di tutti quei genitori che negli ultimi tempi hanno iniziato a sentirsi dire il prosieguo di quella frase con la quale ho iniziato questo articolo: “Oggi la scienza ha fatto passi da gigante e viene in soccorso con una soluzione che è magica già dal suo nome”.

    La definizione estesa di ADHD

    La società moderna va perennemente di fretta. Basta camminare per le strade della nostra città per notare come le persone deambulino in maniera concitata verso i propri impegni, per poter giungere a fine giornata e mettere una spunta alla propria personale lista di cose da fare, potendo dire di aver fatto il proprio dovere. Non ci vuole una laurea per corrispondenza in sociologia per comprendere che tutto ciò va in una direzione innaturale dove la mole di affari personali, responsabilità e pensieri si fa man mano sempre più umanamente insostenibile. E che cosa succede quando l’essere umano viene schiacciato dal greve peso dei propri pensieri, finendo quindi per diventare vittima del prepotente logorio della vita moderna? Oramai bere un Cynar non basta più.

    Uno spot (o Carosello, come si chiamava all’epoca dal nome del leggendario programma televisivo) dell’amaro Cynar interpretato dall’attore Ernesto Calindri

    La chimica diventa quindi la nuova religione a cui votarsi e il nome del suo salvatore è Adderall, un farmaco stimolatore cognitivo a base di anfetamina. In pratica è avere accesso, addirittura per prescrizione medica, alle anfetamine .  La composizione chimica dell’Adderall infatti è a base di sali di anfetamina e se prescritto in dose terapeutiche è propedeutico al trattamento del mantenimento della concentrazione, arrivando anche a far sviluppare resistenza alla fatica. Come tutti i farmaci presenta anche degli effetti collaterali (che variano da individuo ad individuo) e se viene assunto senza controllo medico ed in assenza dei sintomi che dovrebbe (il condizionale oltre che d’obbligo è diventato uno stile di vita) contrastare questi ultimi possono essere pericolosi.

    Una scena di The Wolf Of Wall Street dove Jordan Belfort (interpretato da Leonardo DiCaprio) fa dello smodato uso dell’Adderall una delle sue routine quotidiane

    Tra questi psicosi (che può generare paranoia), insonnia, secchezza delle fauci e a dosi elevate anche il rischio di contrarne dipendenza. A tastare il polso della situazione ci ha pensato il docufilm di Netflix Hai preso le pillole? del 2018 diretto da Alison Klayman che porta alla luce una realtà allarmante: secondo gli studenti intervistati tutti assumono regolarmente o lo hanno fatto almeno una volta nella vita l’Adderall per cercare di migliorare le proprie prestazioni scolastiche. Ottenerlo è semplice in quanto il più delle volte non è necessaria né la ricetta medica né ricevere la diagnosi dell’ADHD. In termini numerici, secondo un recente studio del National Survey on Drug Use and Health (organo che si occupa di dar conto dell’uso di droga negli Stati Uniti), il 10,5 % di giovani statunitensi di età compresa dai 18 ai 25 anni ha fatto uso di farmaci stimolanti dell’attenzione (tra i quali l’Adderall) almeno una volta nel 2020. Un tema talmente attuale da essere citato da film e serie tv. Anche una puntata de I Simpsons (la seconda dell’ultima stagione) intitolata Gli aiutanti speciali di Bart tratta di questo tema, con Bart alle prese con la ADHD e i farmaci per contenerla.

    E’ un dato di fatto che la nostra società vada perennemente di corsa, rendendo vetusto ciò che fino a poche ore fa era invece attuale. Ciò si riflette su tutti gli aspetti della quotidianità e, di riflesso, anche sulle aspettative che si hanno su ogni singolo individuo. In tempi in cui vi è questa perenne crisi in più settori la concorrenza si fa spietata e bisogna sempre restare “sul pezzo”. Una generazione intera resa suddita di una soluzione lisergica per una problematica che vuole individui in grado di essere in linea con le aspettative di eccellenza per una gara al massacro in cui nessuno esce vincitore. Bene fanno le case farmaceutiche a fare il proprio lavoro, creando quindi la soluzione ad una domanda crescente. Una domanda alla quale un tempo rispondeva Dio. Una cosa è certa: questa nuova divinità funziona e non ha bisogno di troppe preghiere per elargire il suo chimico intervento divino. In fondo bastano solo cinque dollari per potersi sentire re per un giorno.

    Hank Cignatta

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    Sono la mente insana alla base di Bad Literature Inc. Giornalista pubblicista, Gonzo nell’animo, speaker radiofonico, peccatore professionista, casinista come pochi. Infesto il web con i miei articoli che sono dei punti di vista ( e in quanto tali condivisibili o meno) e ho una particolare predisposizione a dileggiare la normalità. Se volete saperne di più su di me e su Bad Literature Inc. leggete i miei articoli. Ma poi non dite che non siete stati avvertiti.

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