Halloween e il potere commerciale di una ricorrenza che precede il Natale
Negli ultimi anni anche in Italia non è assolutamente cosa inusuale vedere festeggiare Halloween, diventata a tutti gli effetti una ricorrenza assai sentita sia da grandi che da piccini. Quest’ultimi sono affascinati dal connotato ludico di tale ricorrenza, che consente loro di andare in giro mascherati e di andare in giro porta a porta recitando la consueta frase dolcetto o scherzetto? Come già accaduto per altre ricorrenze, anche Halloween è una festa meramente commerciale (almeno qui da noi), in quanto occasione in più per poter festeggiare e fare casino ( e fin qui nulla di male, se nei limiti del consentito). Ma qual’è il vero motivo che spinge orde di persone (non necessariamente bambini) a mascherarsi da mostri e andare in giro a festeggiare una ricorrenza della quale, nella maggior parte dei casi, si ignora il significato?
Il povero bastardo che vi scrive è sempre felice di trovare occasioni per festeggiare, sia chiaro: altra cosa però è ritrovarsi a provare quel leggero senso di disorientamento che porta a chiedersi per che cosa si stia festeggiando realmente. Un pò come imbucarsi ad una festa: l’importante è divertirsi e fare casino, ma quell’enorme punto interrogativo stampato sulla faccia sul fatto di chi siano le persone che ti circondano attrae comunque gli sguardi di quelle persone che cercheranno di mettere a fuoco in quale circostanza ti avranno conosciuto. Se si dovesse fare un sondaggio su un campione di popolazione che varia dai 12 ai 30 anni difficilmente ci si potrebbe imbattere in una risposta esaustiva al quesito che cosa è realmente Halloween e perché lo stai festeggiando?
Qui non si sventolano radici religiose o politiche (delle quali, personalmente, faccio volentieri a meno volendo ragionare con quella consumata gomma da masticare che mi ritrovo per cervello) ma semplicemente focalizzare l’attenzione sul fatto che Halloween nel corso degli anni è diventata, come tutte, una festa meramente commerciale. Essa viene festeggiata principalmente negli Stati Uniti e in Canada e gli effetti della globalizzazione ( e più dettagliatamente degli enormi ricavi economici ad essa collegata) ha fatto si che venisse esportata in tutto il mondo. La versione odierna di Halloween (con serate a tema e bambini vestiti da mostri che si aggirano per le città a dire dolcetto o scherzetto) è giunta da qualche anno in Italia grazie alle serie tv e ai film di matrice statunitense. Un tipo di ricorrenza che, in questo tipo di accezione, fino alla fine degli anni Novanta non era vista e festeggiata in questo modo.
E come ogni anno diventa d’attualità la polemica che divide in due fazioni gli opinionisti da social network che si scannano tra chi afferma che Halloween non ha niente a che vedere con la nostra tradizione e gli esterofili a priori. Per dovere di cronaca è altresì vero che ogni regione italiana ha il suo personale modo di festeggiare la ricorrenza di Ognissanti. Mi ricordo di quando mia nonna paterna (di origini monferrine), per la notte del trentun’Ottobre, imbandiva la tavola con tanto di piatti e di biscotti. Di fronte alla mia curiosità di bambino mi rispondeva che chi non è più tra noi sarebbe passato di notte a farci visita e quello era un modo per aiutarli a rifocillarsi nel loro lungo viaggio. Ma come sempre più spesso accade per le ricorrenze che ci ritroviamo a festeggiare, nella maggior parte dei casi lo si fa senza saperne la storia. Perché divertirsi è un conto ( e il sottoscritto ci sta sempre, sia chiaro) ma l’ignoranza è davvero una brutta bestia. Anche se la si mette in maschera.
Hank Cignatta
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