Editoriale Gonzo: in Italia, in fin dei conti, deve sempre scapparci il morto
C’è tanto dolore ed amarezza il giorno seguente alla tragedia della funivia del Mottarone a Stresa, in Piemonte e dove cinque famiglie sono state stroncate. C’è dolore ed amarezza per tutte le vittime e per le loro vite spezzate, per il comune di Stresa scosso da quanto accaduto e per il bambino che lotta per la vita (almeno nel momento in cui questo articolo viene scritto). Immediato è giunto il cordoglio da parte delle istituzioni, che prontamente si sono recate sul luogo dell’incidente per ribadire come “ciò non accada più e stare vicini a chi è stato colpito”, come riferito in conferenza stampa dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Giovannini. Se bastasse questo per cambiare realmente le cose, saremmo sicuramente uno dei Paesi più efficienti al mondo.
I telegiornali stanno dedicando gran parte delle loro edizioni all’accaduto, esattamente come gli approfondimenti televisivi che fanno della cosiddetta tv del dolore la loro ragione di vita. Come possiamo pretendere che il ruolo e la figura del giornalista possa tornare ad avere prestigio se l’immagine che ne viene fuori è quella di avvoltoi armati di microfoni pronti a banchettare sulle altrui disgrazie? C’è modo e modo di fornire l’informazione: indovinate un po’? Anche questa volta abbiamo perso una buona occasione per dimostrarlo. E nonostante tutte le tragedie che sono successe e che ancora accadranno, vale sempre la solita regola: in Italia, affinché le cose possano cambiare davvero, deve sempre scapparci il morto.
Hank Cignatta
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