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    God Save The Chemical Brothers

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    C’è stato un periodo felice a metà degli anni Novanta nel quale un gruppo di artisti si stava facendo notare sulla scena musicale internazionale, riuscendo a travalicare i confini del proprio genere musicale per raggiungere quel meccanismo che quelli bravi definiscono mainstream, detto anche successo commerciale. Era il periodo in cui gli unici social network conosciuti erano le piazze o i giardini dove spesso ci si ritrovava con la propria compagnia di amici, per dire le solite cazzate in grado di far passare la giornata in maniera più leggera. In questo senso, Mtv aveva modo di far veicolare la musica dei Daft Punk, Mr. Oizo, Fatboy Slim, Massive Attack, The Crystal Method, Basement Jaxx e Groove Armada solo per citarne alcuni.

    Tolti i primi due artisti, tutti gli altri fanno parte di un sottogenere di musica elettronica chiamato Big Beat, sviluppatosi in Gran Bretagna a metà degli anni Novanta. Tale nome venne coniato da Norman Cook, in arte Fatboy Slim (uno degli artisti più rappresentativi di questo sottogenere) per riferirsi al suo locale, il Big Beat Botique Club , dove venivano suonati diversi generi musicali e anche queste innovative sonorità. Da qui tale definizione ha incominciato a prendere sempre più piede ed è stata ufficialmente utilizzata per riferirsi alle diverse anime che compongono il Big Beat: tra queste i più famosi sono i Prodigy e i The Chemical Brothers.

    I The Chemical Brothers negli anni Novanta. A sinistra Tom Rowlands, a destra Ed Simmons

    La storia dei futuri Chemical Brothers ha inizio nei primi anni novanta: gli studenti Tom Rowland e Ed Simmons si conoscono all’università di Manchester, dove iniziano a suonare insieme in un club nel retro di un pub. I set del duo iniziano ad avere sempre più seguito e decidono di adottare il nome d’arte di Dust Brothers, in omaggio al già ben noto gruppo. In seguito a diverse minacce di azioni legale da parte dei “veri” Dust Brothers, Tom ed Ed cambiarono il nome del loro progetto musicale in The Chemical Brothers, in riferimento ad un brano dei Dust Brothers, Chemical Beats.

    La leggenda dei Chemical Brothers ha quindi inizio e i due dj iniziano a mietere diversi successi, album dopo album. Le loro sonorità, particolarmente ricercate e in grado di attaccarsi alla parte giusta delle sinapsi, li hanno portati ad essere i più importanti esponenti del Big Beat e, in senso più ampio, della musica elettronica. Tutti almeno una volta nella vita abbiamo sentito una loro canzone, magari anche ignorando il fatto che fossero stati loro a realizzarla. Il loro impatto nella diffusione su larga scala di un genere musicale generalmente riservato al mondo clubber è enorme: sono stati in grado di tracciare un percorso che ha fatto si che diventassero parte integrante della colonna sonora di quel lasso di tempo che va dalla metà degli anni Novanta fino alla metà dei Duemila. Oltre alla maestria nel realizzare i dj set dal vivo, altro grande tratto distintivo dei Chemical Brothers sono i loro video. Un vero e proprio trip visivo che ben si fonde con quello sonoro, capace di fondersi in un unico turbinio emotivo che ti porta per forza a muovere quel cazzo di piede. Provate a restare immobili sulle note di Galvanize, Do It Again, The Salmon Dance, Out Of Control, Block Rockin’ Beats e Believe, solo per citarne alcune. In tempi in cui serve qualcosa alla quale aggrapparsi, è possibile affermare con assoluta certezza e senza pentimento alcuno, God Save The Chemical Brothers.

    Hank Cignatta

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    Sono la mente insana alla base di Bad Literature Inc. Giornalista pubblicista, Gonzo nell’animo, speaker radiofonico, peccatore professionista, casinista come pochi. Infesto il web con i miei articoli che sono dei punti di vista ( e in quanto tali condivisibili o meno) e ho una particolare predisposizione a dileggiare la normalità. Se volete saperne di più su di me e su Bad Literature Inc. leggete i miei articoli. Ma poi non dite che non siete stati avvertiti.

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