Babbo Bastardo, un gigantesco dito medio al buonismo natalizio
Sbando catodicamente da un canale televisivo all’altro, guidato solo da una sorta di istinto di conservazione che spero possa portarmi il più lontano possibile da scene di alberi di natale, accecanti luci colorate, alberi addobbati e film in tema rispolverati dalla soffitta per l’occasione. Mentre scrivo anche per quest’anno questo strano natale in questa annata dannata ce lo siamo levati dalle palle da qualche ora. E mentre si rinforza quel ridicolo mantra che tanto andava di moda nel periodo pre confinamento (si, quello che a voi piace definire lockdown) ci prepariamo a caricare un nuovo anno di false promesse puntualmente mai rispettate, speranze e desiderio di riscatto da una situazione che pare essere davvero senza uscita.
Tra speciali natalizi dove la positività (quella dei sentimenti) è la parola d’ordine, film in cui corrucciati protagonisti trovano la redenzione e la panacea ad ogni male intonando un canto di natale, marcata si avverte la mancanza di un qualcosa che possa essere davvero specchio dei tempi incerti ed incasinati che stiamo vivendo e che vivremo per chissà quanti tempi. Un qualcosa di reale, in grado di arrivare dritto ai sentimenti che molte persone stanno vivendo a causa di qualcosa che ha cambiato per sempre le loro esistenze. E non mi riferisco ai campanelli che annunciano l’arrivo della slitta del vecchiaccio di rosso vestito.
Babbo Bastardo è un film del 2003, con protagonista l’attore pluripremiato e pluriapprezzato Billy Bob Thorton, che interpreta il ruolo di Willie Soke, specializzato ladro in casseforti. Uno squattrinato ed incasinato figlio di puttana con una predilezione per l’alcol ed il sesso promiscuo che fa coppia con Marcus, individuo affetto da nanismo. Sono entrambi abili nel derubare i centri commerciali nella giornata di natale. Nonostante i due si siano ripromessi dopo l’ultimo colpo di non commetterne più, le loro strade si incrociano nuovamente l’anno seguente quando Marcus chiama Willie per partecipare ad un nuovo colpo. Marcus invia il curriculum di entrambi ad un centro commerciale: lui viene assunto come elfo mentre Willie come Babbo Natale. Tra i due non scorre buon sangue, non si sopportano e Willie è il peggior Babbo Natale a memoria d’uomo. Mentre ascolta i desideri natalizi dei bambini, è perennemente ubriaco, con una predilezione nel cacciarsi nei guai, sboccato, si piscia addosso e scopa come se non ci fosse un domani. Tutto sembra andare liscio fin quando non incontra un bambino particolarmente credulone, Thurman Melman, il quale lo identifica come il vero Babbo Natale. Mentre Willie e Marcus riescono a mettere a segno il colpo, il primo si scontra con l’avidità del suo piccolo amico e quella che sarebbe dovuta essere una nuova occasione per cercare di dare una sterzata ad una vita stronza diventa l’ennesimo fallimento da inserire nel dossier della stronzate.
Willie sembra essere un irrecuperabile pezzo di merda mal cagato fino a quando non realizza che Thruman, in fondo, gli vuole bene veramente ed è l’unica persona in grado di tirare fuori il meglio dalla sua anima completamente fottuta. Arriva quindi, nello stile unico ed irriverente del film, anche il finale, decisamente scoppiettante tanto quanto tutto il ritmo della pellicola. Babbo Bastardo è una commedia sincera, pungente e realistica in grado di perculare con grande classe il latente buonismo del periodo natalizio che ci vuole buoni e coccolosi per due merdosissimi giorni all’anno, passati i quali si può tornare ad essere gli stronzi di sempre. L’immagine di Billy Bob Thorton nella scena iniziale del film, intento a trangugiare whiskey vestito da Babbo Natale con la sigaretta accesa che brucia in una mano mentre guarda la gente intenta ad essere meccanicamente felice perché glielo impone il calendario, è pura poesia cinematografica. Questa è la pellicola perfetta per quel periodo dell’esistenza in cui la vita ti ha preso a calci nello stomaco una volta di troppo e devi fermarti un secondo per vomitare le budella. E’ il trionfo della disillusione di un mondo commercialmente plastico, luccicante e perfetto che si schianta come un meteorite su una quotidianità fatta di problemi, errori, pentimenti e seconde possibilità. Certo, lasciamo la magia del natale ai più piccoli. Ma non dimentichiamoci che il mondo ha sfumature più interessanti grazie alle disgraziate anime rotte e fottute che rendono questo mondo interessante. E mentre questo film che meriterebbe il suo giusto posto all’interno di una programmazione monotematica fa sorridere il dettaglio del nome di Harvey Weinstein tra i produttori del film. Certo che è curiosa la vita. C’è da crepare dal ridere.
Hank Cignatta
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