John Saxon, il duro dal volto buono
John Saxon è deceduto il 20 maggio 2020. Un cambio generazionale di artisti che hanno apportato un grande contributo all’arte in tutte le sue forme. Nel caso di Saxon, al secolo Carmine D’Orrico (figlio di immigrati italiani negli Stati Uniti che gli hanno insegnato a parlare correttamente anche l’italiano) non è stato un super divo, uno di quegli attori sempre sotto le luci della ribalta. Saxon era un’attore in grado di calarsi perfettamente nella parte che doveva interpretare, rendendo il personaggio qualcosa di sublime sia che fosse un protagonista oppure di semplice contorno. Nasce a Brooklyn da genitori di origini italiana ed ebbe modo di iscriversi alla Stella Adler Conservatory di New York, prestigiosa scuola di recitazione fondata dall’attrice americana Stella Adler. Qui ha inizio la sua carriera cinematografica negli anni Cinquanta, dove inizia interpretando piccoli ruoli da adolescente (spesso ribelle) in alcuni film dell’epoca. Venne notato da Henry Wilson, scopritore di talenti, che vide nel suo volto un potenziale futuro attore. Lo fece arrivare ad Hollywood e gli diede il nome d’arte John Saxon.
Anche se erano ruoli da coprotagonista e non da protagonista assoluto, ebbe modo di lavorare in film diretti da registi del calibro di Vincente Minnelli, Blake Edwards, Frank Borzage, John Hurdzon e Otto Preminger. Prese parte anche a diverse serie tv da metà degli anni Sessanta, dimostrando una poliedricità nel diversificare i vari ruoli interpretati. La grande occasione venne nel 1973 con il film I tre dell’Operazione Drago, sdoganamento ufficiale da parte di Hollywood sia nei confronti dei film di arti marziali e sia sulla figura di Bruce Lee. In questo film, sebbene il protagonista assoluto sia proprio lo stesso Lee, Saxon con il personaggio del duro ma leale John Roper riesce a suo modo a ritagliarsi il suo giusto spazio.
Il nome di John Saxon è legato in modo indissolubile anche al nostro Paese e al nostro cinema: ha infatti preso parte a diversi spaghetti western nel periodo di massimo successo del genere e a polizieschi all’italiana, tra i quali si ricordano Napoli violenta e Il cinico, l’infame e il violento entrambi di Umberto Lenzi e vanta una collaborazione anche con Dario Argento in Tenebre. John Saxon non era quindi un caratterista, perché era decisamente troppo in gamba per poter restare dietro le quinte. Ma non era neanche uno di quei divi desiderosi dei flash e della ribalta a tutti i costi, Era semplicemente un bravo attore a cui piaceva il suo lavoro e in grado di lasciare il segno laddove richiesto. Il tutto fatto con uno stile unico che lo hanno fatto essere comunque protagonista, a suo modo, del suo tempo e di quel cinema di cui si inizia a sentire sempre più la mancanza.
Hank Cignatta
® Riproduzione riservata
Post a Comment
Devi essere connesso per inviare un commento.