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    I ruggenti cinquant’anni del mito dell’Uomo Tigre

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    L’Uomo Tigre, uno dei personaggi più amati dei cartoni animati degli anni Settanta e Ottanta, giunge quest’anno al ragguardevole traguardo del mezzo secolo. Cinquant’anni di emozioni, colpi di scena, incontri epici in uno degli anime più famosi e riconoscibili dell’intero mondo dell’animazione mondiale. Scritto da Ikki Kajiwara (famoso per aver scritto un altro manga sportivo, Rocky Joe) ed illustrato da Naoki Tsuji, questo spokon (manga a carattere sportivo) narra le vicende di Naoto Date, orfano cresciuto in seguito alla fine della Seconda Guerra Mondiale.

    Durante una visita allo zoo rimane affascinato quando raggiunge la gabbia delle tigri. Naoto vede nel felino un animale sinuoso e forte, degno di rispetto. Decide quindi di voler diventare forte come una tigre per cercare di combattere le ingiustizie che vengono perpetrate agli orfani come lui. Decide di fuggire, imbattendosi in un rappresentate della Tana Delle Tigri, associazione a scopo di lucro che ha come obiettivo quello di allenare e scoprire i più forti lottatori di wrestling provenienti da ogni angolo del globo. Per dieci anni Naoto si sottopone ad allenamenti durissimi ed estenuanti, dove assume l’identità de l’Uomo Tigre ed impara a battersi ferocemente senza esclusioni di colpi. Dopo essersi fatto una buona fama negli Stati Uniti, decide di tornare nella natia terra nipponica, che nel mentre è investita dalla grave crisi economica del secondo dopoguerra.

    Naoto Date (a sinistra) è l’Uomo Tigre

    Secondo una delle regole di Tana Delle Tigri, i suoi facenti parte sono costretti vita natural durante a versare metà dei suoi compensi all’associazione, pena atroci ritorsioni. Naoto va a far visita al suo vecchio orfanotrofio e decide di aiutare economicamente gli orfani ospiti, contravvenendo così al regolamento di Tana delle Tigri, la quale farà una spietata guerra all’Uomo Tigre, illudendosi che sia cosa semplice. Mister X, enigmatico figuro dalla pelle viola, diventerà ben presto uno dei villain più rappresentativi della storia dei manga e degli anime.

    https://www.youtube.com/watch?v=adhxhvGGwY8

    Dal manga (il fumetto) sono state tratte tre serie animate: la prima, intitolata L’Uomo Tigre, il campione, ha riscosso grande successo ed è stata trasmessa in Italia la prima volta nel 1982 sull’allora neonata Rete 4 e nel corso degli anni su varie emittenti televisive locali. Altro elemento che ha reso unica e particolare la versione italiana de L’Uomo Tigre è la sua iconica sigla, cantata dal gruppo I Cavalieri Del Re, diventata ben presto l’inno di un’intera generazione.

    L’iconica versione italiana della sigla de L’Uomo Tigre
    La versione originale, presente in alcuni incontri nel quale si batte l’Uomo Tigre

    La prima serie animata de L’Uomo Tigre si caratterizza per una violenza grafica che diventa parte integrante della narrazione e che fa meglio comprendere le difficoltà che Naoto ha dovuto e che affronta ogni qual volta sale sul ring. Ben presto questa serie animata è diventata un vero e proprio cult, tanto da essere citata costantemente nella cultura di massa. Satoru Sayama, leggendario wrestler giapponese, è famoso per essere stato il primo Tiger Mask e per aver in seguito creato la Shooto, sport da combattimento nipponico. Anche la serie di videgiochi picchiaduro Tekken ha omaggiato la figura dell’Uomo Tigre con il personaggio di King, wrestler messicano che indossa una maschera di tigre, che si esprime ruggendo nonché orgoglioso proprietario di un orfanotrofio. Tanti auguri all’Uomo Tigre allora che ha tanti amici, è grande la bontà ma col nemico non ha pietà.

    Hank Cignatta

    Sono la mente insana alla base di Bad Literature Inc. Giornalista pubblicista, Gonzo nell’animo, speaker radiofonico, peccatore professionista, casinista come pochi. Infesto il web con i miei articoli che sono dei punti di vista ( e in quanto tali condivisibili o meno) e ho una particolare predisposizione a dileggiare la normalità. Se volete saperne di più su di me e su Bad Literature Inc. leggete i miei articoli. Ma poi non dite che non siete stati avvertiti.

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