Editoriale Gonzo: sono solo canzonette in un fiume di parole
La Gonzitudine torna a rompere le palle in questo piattume generale dopo una sosta ristoratrice dettata dalla Pasqua. Ci siamo ingozzati nelle vaste praterie dei nostri balconi, abbiamo bevuto fino a ribaltare i nostri fegati già da tempo in posizioni precarie e abbiamo avuto bisogno di qualche giorno qui in redazione per cercare di ritornare alla civiltà. Inutile dire che ci siamo già rotti marcatamente i coglioni di tutte le vaccate che questo mondo è in grado di proporre quotidianamente, ma tant’è. Ritorna il balletto cromatico delle varie regioni italiane: una presunta spremuta di colorato ottimismo, che suona più come un processo di autoconvincimento prima che tutto possa ulteriormente peggiorare.
Tutto procede secondo copione in questi tempi incasinati: preoccupazione galoppante, difficoltà di vedere qualche timido raggio di sole in fondo a questo lungo e buio tunnel dettato da questa pandemia che sembra ormai il marchio registrato dietro al quale ci si nasconde per tentare di giustificare tutti i casini capitati da un anno a questa parte. Siamo un popolo sfiduciato, incazzato, duramente provato da tale situazione e che non riesce davvero a intravedere l’inizio di quella tanto agognata ripresa che ci sarà soltanto a parole. Intanto la politica, come sempre accade, si parla addosso e imbastisce quotidiane sceneggiate per lavarsi la coscienza. E’ parecchio comodo lamentarsi di come le cose vadano sempre peggio dal lunedì al venerdì: in fondo, nel fine settimana gioca la squadra del cuore e il campionato è alle battute finali.
Hank Cignatta
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