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    Viaggio tra le origini dello skateboard parte seconda: ruote in poliuretano, l’avvento dei grandi campioni e la seconda crisi del 1980

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    La crisi dell’industria dei giocatoli e la disaffezione dei giovani nei confronti dello skateboard è da ricondurre a diversi fattori, tra cui anche un periodo meno “innocente” per una generazione che si apprestava a vivere grandi conflitti politici e sociali a livello mondiale. Nonostante tutta queste serie di fattori che di fatto avevano messo lo skateboard nel dimenticatoio giovanile, non scomparì del tutto. Anzi. Si apprestava a ritornare alla grande grazie proprio a quell’innovazione tecnologica che ne aveva segnato il momentaneo declino. Nel 1970 Frank Nasworthy, un surfer americano, sviluppò una ruota fatta di uretano, un derivato del petrolio. Il loro utilizzo era decisamente più appagante paragonate alle ruote di argilla. Fu così allora che la casa di produzione di Nasworthy, la Cadillac Wheels, fece uscire nel 1973 queste ruote rivoluzionarie sul mercato decretando di fatto la seconda primavera dello skate.

    Una ruota Cadillac Wheels. Fonte: skateandannoy.com

    L’industria dello skateboard, che subì una dura battuta d’arresto con la crisi del 1965, ritornò rapidamente in affari a pieno regime e con tante nuove idee. Nel 1975 la Road Rider, casa di produzione di ruote americana, mise sul mercato la prima ruota ad avere cuscinetti di precisione. Il successo di questo nuovo tipo di ruota decretò la fine delle vecchie ruote a cuscinetto a sfere libere che spesse volte uscivano fuori dal cuscinetto, con il serio rischio per gli skater di incorrere in dolori incidenti. Con la ripresa dell’industria e le innovazioni tecnologiche che erano state portate sulle tavole, ben presto l’ambiente dello skateboard ritornò agli antichi splendori. La rivista SkateBoarder tornò ad essere pubblicata e campioni come Bruce Logan, Russ Howell, Stacy Peralta, Tom Sims e Gregg Weaver comparivano spesso sulla rivista con articoli e servizi fotografici.

    Una copertina della rivista Skateboarder Magazine degli anni Sessanta

    Il nuovo impulso portò all’apertura del primo e moderno skatepark all’aperto, che venne inaugurato nel 1976 in Florida. Ben presto centinaia di altri parchi simili a questo vennero inaugurati in tutto il Nord America, portando ad un nuovo stile di skateboarding. Freestyle e slalom iniziarono a non essere più praticati e lo skate si spostò dall’orizzontale al verticale. Aumentarono anche le dimensioni delle tavole, che passarono dalla misura standard di 15-18 cm a quella di 23 cm. Questo incremento di dimensioni permise di avere una migliore stabilità sulle superfici verticali. Lo skateboard era entrato in una seconda e importante fase rivoluzionaria. Nell’ambiente poi diventò famoso lo stile di alcuni ragazzi, che portarono sullo skateboard le regole del surf. Tra questi vi erano i futuri campioni Tony Alva, Jay Adams, Stacy Peralta e Tom Inoyue “Wally”. Leggenda vuole che Wes Humpston, artista californiano, proprio in quel periodo mise in vendita la prima linea di tavole da skate con una grafica disegnata sotto il board raffigurante il logo Dogtown. La cosa ebbe talmente successo che in seguito dozzine di produttori misero delle grafiche sotto le loro tavole, portando questa tradizione fino ai giorni nostri.

    L’artista californiano Wes Humpston con la tavola raffigurante il logo Dogtown

    In quel periodo una grande siccità colpì la California e la razione dell’acqua lasciò le piscine delle ville vuote, le quali diventarono delle rampe perfette per provare le importanti innovazioni tecnologiche che furono apportate alle tavole da skate. Grazie a ciò gli skater furono in grado di realizzare manovre fluide e perfette a tal punto da giungere ben oltre il bordo, creando delle evoluzioni spettacolari. Alla fine degli anni Settanta un giovane skater virtuoso e spericolato si affacciò nella realtà dello skate. Il suo nome è Alan “Ollie” Gelfand, il quale inventò una manovra aerea realizzata senza mani, chiamata appunto Ollie. La cultura dello skateboard si mischiò ben presto con quella punk e, grazie al genio e al talento di artisti come Vernon Courtland Johnson e la società Powell numerosi skate vennero adornati con degli scheletri che ben presto divennero l’icona del mondo delle tavole e degli skatepark. Tutto era davvero molto bello, ma purtroppo non durò a lungo. L’antico spauracchio della sicurezza della pratica dello skateboard tornò in auge. Divenne un problema talmente serio da far lievitare i costi delle assicurazioni a tal punto che molti proprietari di skatepark non riuscirono più a pagarle, costringendoli a chiudere quei posti che in poco tempo divennero veri e propri luoghi di aggregazione e di culto per un’intera generazione. Molte società produttrici subirono perdite enormi e dovettero affrontare questa nuova e tremenda crisi di settore. In più una nuova realtà sportiva si stava affacciando nell’immaginario giovanile, come quello della BMX. Il successo di questa pratica sportiva si diffuse rapidamente a macchia d’olio tanto da costringere la rivista SkateBoarder a cambiare nome in ActionNow, con conseguente cambio di contenuti che strizzavano decisamente l’occhio verso questa nuova moda.

    Hank Cignatta

    © Riproduzione riservata

    Animazione con il logo del marchio Powell Peralta

    Sono la mente insana alla base di Bad Literature Inc. Giornalista pubblicista, Gonzo nell’animo, speaker radiofonico, peccatore professionista, casinista come pochi. Infesto il web con i miei articoli che sono dei punti di vista ( e in quanto tali condivisibili o meno) e ho una particolare predisposizione a dileggiare la normalità. Se volete saperne di più su di me e su Bad Literature Inc. leggete i miei articoli. Ma poi non dite che non siete stati avvertiti.

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