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    Uncle Drew, quando l’età è solo una variabile

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    La televisione in questi giorni è diventata uno schermo sul quale si alternano immagini e suoni che hanno francamente rotto le palle. Dibattiti monotematici, servizi dei telegiornali con commento musicale degno del migliore dei peggiori film horror di serie b. Nulla di nuovo sotto al sole da giorni ormai. Per cercare di passare una serata diversa dal solito sfoglio il catalogo di uno dei tanti servizi on demand che permettono la visione previa abbonamento di film e serie tv. La mia attenzione si sofferma su una commedia il cui tema principale è il basket e la cui trama segue le vicende di Dax, ragazzo con la passione per la pallacanestro che insegue il sogno di poter vincere la prestigiosa competizione del Rucker Classic di Harlem. Dopo aver dato fondo a tutti i suoi risparmi per creare una squadra che ben presto gli volta le spalle a favore del suo eterno rivale Dax incontra per caso Uncle Drew, un signore anziano che è in realtà una leggenda del basket da strada. Qui tra gag spassosissime e situazioni surreali i due si metteranno in viaggio per rimettere insieme la vecchia squadra di Uncle Drew con la quale è entrato nella leggenda del basket da strada, arrivando ad un lieto fine che mette lo spettatore di buon umore.

    Una scena del film

    L’idea per Uncle Drew nasce originariamente da una serie di spot della Pepsi che vedono il giocatore di basket NBA Kyrie Irving (abilmente truccato) nei panni dell’ottuagenario campione della palla a spicchi girare i migliori street court (i campi da basket da strada) degli Stati Uniti e sbaragliare gli increduli avversari che mai si sarebbero aspettati di vedere tanto talento in una persona così anziana.

    Kyrie Irving nei panni di Uncle Drew

    L’idea ha avuto così tanto successo da spingere la Pepsi a sviluppare un progetto per un lungometraggio. Oltre a Kyrie Irving nei panni di Uncle Drew altri campioni NBA del presente e del passato sono stati chiamati a far parte del cast. Tra questi il leggendario Shaquille O’Neil, Chris Webber, il “cecchino” Reggie Miller, Nate Robinson, l’ex stella della Woman NBA Lisa Leslie e Aaron Gordon. A dirigere il film è stato chiamato il regista Charles Stone III, famoso e apprezzato per video musicali e spot televisivi ( tra i quali il famoso whassupp?!? della birra Budwiser).

    Il film è una commedia fresca e divertente, apprezzabile per gli irrestibili sketch che vedono protagonisti il cast e probabilmente è una delle commedie in tema pallacanestro che abbia visto dai tempi di Chi non salta bianco è. Per non parlare delle schiacciate e delle partite dove il talento dei campioni, seppur abilmente truccati, viene fuori in tutta la sua spettacolarità. Come è inevitabile una menzione a parte meritano i cameo di Shaq nei panni di Big Fella e di Lisa Leslie in quelli di Bettie Lou, la moglie del Reverendo. Unica grande pecca è il doppiaggio in italiano: distribuito sulla piattaforma Amazon Prime Video, la versione italiana pare doppiata da un gruppo di stranieri che si stanno dilettando in un esercizio per prendere confidenza con la lingua che stanno studiando. Questo limita un pò le cose ma si può guardare in lingua originale con i sottotitoli in italiano per ovviare alla cosa. E’ un film leggero e piacevole, che sa divertire e allo stesso tempo insegnare qualcosa di importante al punto giusto senza fare la morale. Sicuramente sono apprezzabili gli insegnamenti rivolti agli appassionati del basket e non solo, che mirano a fare della propria vita e dei propri sogni qualcosa di unico ed irripetibile. E anche se si tratta di un film dal finale e vissero tutti felici e contenti quello che insegna è che non smetti di giocare perché diventi vecchio, ma diventi vecchio se smetti di giocare. Qualunque sia la propria ragione di vita.

    Hank Cignatta

    ® Riproduzione riservata

    Sono la mente insana alla base di Bad Literature Inc. Giornalista pubblicista, Gonzo nell’animo, speaker radiofonico, peccatore professionista, casinista come pochi. Infesto il web con i miei articoli che sono dei punti di vista ( e in quanto tali condivisibili o meno) e ho una particolare predisposizione a dileggiare la normalità. Se volete saperne di più su di me e su Bad Literature Inc. leggete i miei articoli. Ma poi non dite che non siete stati avvertiti.

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