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    San Wikipedia e l’indifferenza tipicamente italiana: ma ci meritiamo davvero uno strumento così utile?

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    Quando Wikipedia è approdata su Internet nel 2001 ha apportato una delle più grandi modifiche che ha permesso alla Rete di avere un impatto fondamentale nel nostro quotidiano. Questa enciclopedia multimediale, fondata dall’imprenditore Jimmy Wales e Larry Sanger, è diventata negli anni lo strumento più immediato ed efficace per entrare in contatto con pagine relative alle più diverse categorie dello scibile umano. Prima dell’avvento e del successo di Wikipedia l’enciclopedia multimediale più usata era Microsoft Encarta, che rappresentava una vera e propria rivoluzione rispetto ai massicci volumi cartacei. Si installava su cd- rom e permetteva di accedere a dei link multimediali su Internet. Ma in seguito al perfezionamento del Web e al progresso della tecnologia e dei cosiddetti smartphone hanno permesso a Wikipedia di diventare lo strumento di ricerca per eccellenza della società 2.0

    Schermata principale di Encarta 99

    L’avvento sul mercato degli smartphone e la loro conseguente evoluzione tecnologica hanno fatto si che nelle nostre tasche ci fosse uno strumento che ci permette di essere perennemente connessi ad una moltitudine di informazioni e di nozioni, che per una larga parte passano attraverso ciò che viene pubblicato su Wikipedia. Quest’ultima, a differenza di tante realtà, non pubblica banner pubblicità e non ha ricavi dalla stessa in quanto è sostenuta ed ospitata dalla Wikimedia Foundation, associazione non a scopo di lucro. Per tale ragione Wikipedia continua ad esistere grazie alle donazione fatte dagli utenti che la utilizzano e la ritengono una risorsa fondamentale per la diffusione del sapere e della libertà di Internet. In questi giorni è comparsa, sulla versione italiana dell’enciclopedia virtuale, un avviso che invita ad una donazione, anche minima, per permettere al progetto di sostenersi e di poter continuare ad esistere in futuro.

    Uno dei tanti banner comparsi nella versione italiana di Wikipedia che invitano ad una donazione. Negli ultimi tempi sono diventate più accurate le percentuali di utenti che utilizzano il servizio ma che non fanno donazioni per contribuire al suo sviluppo

    In questi giorni però su San Wikipedia, santo a cui tutti noi utenti ci rivolgiamo per avere informazioni più dettagliate o riportare dati con più dovizia di particolari, ha pubblicato dei banner con dei dati abbastanza preoccupanti ma che, ahimè, di certo non stupiscono. Circa il 99% degli utenti che utilizzano la versione italiana dell’enciclopedia virtuale gratuita non fa donazioni a Wikipedia, “sfruttando” così una risorsa che potrebbe rischiare di non avere un futuro. Certo, la possibilità che Wikipedia Italia possa essere chiusa è assai remota ma data il retaggio culturale tipicamente italiano potrebbe essere un’ipotesi da non scartare del tutto. La nobiltà di intenti che sta alla base di questo progetto è ammirevole, ma si deve fare i conti con le diverse parti del mondo e con il loro retaggio culturale. Anche se l’Italia è ricca di storia e di cultura purtroppo non si può dire lo stesso per una buona parte di popolazione. Se utilizzo uno strumento come Wikipedia che mi è utile e, in un certo qual modo mi rende la vita abbastanza più agevole, lo trovo gratis per quale motivo dovrei pagare? Per quale motivo dovrei fare la mia parte cercando di preservare una dei motivi per il quale Internet serve davvero a qualcosa oltre che a pubblicare foto di gattini, della nostra quotidianità di cui speriamo possa fottere qualcosa a qualcuno o di tutte quelle stronzate che le nuove generazioni fanno per mettere alla berlina il prossimo? Un pò come bestemmiare per poi rivolgersi a Gesù quando si è nei casini. E nonostante tutto San Wikipedia risponde prontamente. Sempre. Ma ci meritiamo davvero uno strumento fondamentale e utile come questo in una società che se ne fotte della cultura?

    Hank Cignatta

    ® Riproduzione riservata

    Sono la mente insana alla base di Bad Literature Inc. Giornalista pubblicista, Gonzo nell’animo, speaker radiofonico, peccatore professionista, casinista come pochi. Infesto il web con i miei articoli che sono dei punti di vista ( e in quanto tali condivisibili o meno) e ho una particolare predisposizione a dileggiare la normalità. Se volete saperne di più su di me e su Bad Literature Inc. leggete i miei articoli. Ma poi non dite che non siete stati avvertiti.

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