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    La storia di Earl Manigault, la leggenda del basket di strada

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    La storia del basket è pieno di stelle che hanno inciso una tacca permanente all’interno di questo sport, che è anche un vero e proprio stile di vita. Uno su tutti l’immenso Michael Jordan, molto probabilmente il miglior giocatore della storia della pallacanestro. Ma al di la delle luci della ribalta e dei parquet dell’NBA ci sono storie di personaggi che, senza essere ricchi e famosi, hanno sfidato ed ispirato i campioni della più importante lega di basket al mondo. Uno di questi è sicuramente Earl Manigault, lo streetballer più forte di tutti i tempi.

    Un playground, un campo da basket cittadino fatto in cemento

    Negli Stati Uniti i playground (campi da basket realizzati in cemento) sono dei veri e propri templi, alla stregua di quelli al chiuso delle varie squadre della National Basketball Association. Molti cestisti della lega professionistica, infatti, hanno tirato a canestro in questi campetti prima di diventare campioni multi milionari. Uno tra i più celebri playground è il Rucker park, sito nel quartiere newyorkese di Harlem. Qui ha luogo il Rucker Tournament, torneo estivo che si svolge dal 1947 e che vede sfidarsi le più forti squadre di quartiere di New York. Proprio in questo torneo le stelle NBA hanno modo di confrontarsi con i più bravi streetballer. Tra questi Manigault è, appunto, il più famoso. Soprannominato G.O.A.T. (Greatest of all time, letteralmente il più grande di sempre), si appassiona in tenera età alla pallacanestro, nella quale si allena assiduamente. Durante le partite indossa delle pesanti cavigliere, che gli permetteranno di sviluppare una grande elevazione che gli permetterà di fare magie sotto canestro.

    Earl Manigault, la leggenda dei playground

    Nel periodo che va dal 1952 al 1966 il suo nome inizia a diventare conosciuto nei playground newyorkesi e non solo. In quel periodo frequenta infatti la Franklin High School e gioca nella squadra di basket, che trascina fino alla finale del New York City Public School Championship. Sembrava destinato ad un brillante futuro in NBA ma viene però sorpreso a fumare uno spinello e viene espulso dalla scuola. Non può prendere quindi parte alla finale che vedeva contrapposta la sua squadra a quella della Power Memorial High School, nel quale militava un giovane Lew Alcindor, in seguito conosciuto come Kareem Abdul- Jabbar. Manigault entrò quindi a far parte degli Young Life, squadra sponsorizzata dalla National Urban League e nella quale militano i più forti giocatori di basket di strada e con la quale vince numerosi tornei di streetball.

    Proprio grazie a questi risultati viene notato dal scopritore di talenti dei playground Holcombe Rucker (al quale è dedicato l’omonimo campetto di Harlem), il quale rimane molto colpito dal grande talento del ragazzo decidendo di investire sul suo futuro. Lo iscrive quindi ad una scuola privata della Carolina del Nord e poi alla Johnson C. Smith University, dove però inizierà a saltare numerose lezioni e ad avere accesi dissidi con il coach locale. Unica nota positiva di quel periodo sarà l’incontro con la sua futura moglie Yvonne che gli darà due figli, Earl Jr. e Darrin. Il suo immenso talento però viene contrastato da una sregolatezza che lo porterà a sviluppare dal 1966 una dipendenza da eroina che minerà il suo modo di giocare. La droga lo debilita a tal punto da non poter più avere quell’elevazione quasi non umana che ha sempre contraddistinto le sue fantastiche giocate. In questo periodo fallisce un provino per entrare nella squadra degli Utah Stars della ABA, una lega professionistica statunitense attiva dal 1967 al 1976. Rifiuta anche un ingaggio negli Harlem Globetrotters e la sua dipendenza si acuisce a tal punto da essere accusato di tentata rapina e condannato a due anni di carcere da scontare a Sing Sing. Qui ha modo di leggere un libro dove viene citato tra i migliori giocatori di basket da strada di sempre e ciò crea in lui un moto di rivalsa che gli permetterà di uscire dal tunnel della droga e di ritornare ad Harlem. Nel 1980 è una persona totalmente cambiata e aiuta i ragazzi del suo quartiere a fuggire dalle tentazione della droga e da ciò che essa comporta. In questo periodo vive in modo modesto, lavorando come imbianchino e facendo qualche lavoro per la comunità locale. L’abuso di droghe lo ha indebolito molto fisicamente, fino a subire due interventi al cuore malandato che smetterà di battere nel 1998 a causa di un’aorta consumata. Manigault si spegne a soli cinquanta quattro anni, consegnando la sua figura alla leggenda e diventando un esempio sportivo per molti appassionati di basket e future stelle dell’NBA. Quando Kareem Abdul Jabbar si ritirò dal professionismo e gli venne chiesto chi fu il giocatore più forte che abbia mai incontrato, ha fatto proprio il nome di Earl Manigault.

    La figura di Manigault continua ad essere oggetto di leggenda, in quanto è stato tra i primi ad introdurre giocate spettacolari quali schiacciate e giocate aeree, anni prima che queste diventassero parte integrante delle giocate del basket professionistico grazie anche a Michael Jordan. L’immensa elevazione di Manigault lo ha portato in una partita a schiacciare saltando su due avversari torreggianti, riuscendo ad ottenere trenta centimetri per mezzo di un potente colpo di reni. Un personaggio straordinario che avrebbe potuto avere il suo giusto posto nell’Olimpo degli dei del basket, ma che non ci ha creduto abbastanza. Alla sua figura è dedicato il film del 1996 Più in alto di tutti, diretto da Eriq LaSalle (famoso per aver interpretato il dr. Peter Benton nella serie tv E.R. Medici in prima linea). Come da lui stesso dichiarato nel corso di un’intervista, “per ogni Michael Jordan c’è un Earl Manigault. Non tutti possiamo farcela, qualcuno deve cadere. Io sono uno di quelli”.

    Hank Cignatta

    ® Riproduzione riservata

    Sono la mente insana alla base di Bad Literature Inc. Giornalista pubblicista, Gonzo nell’animo, speaker radiofonico, peccatore professionista, casinista come pochi. Infesto il web con i miei articoli che sono dei punti di vista ( e in quanto tali condivisibili o meno) e ho una particolare predisposizione a dileggiare la normalità. Se volete saperne di più su di me e su Bad Literature Inc. leggete i miei articoli. Ma poi non dite che non siete stati avvertiti.

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