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    I Jamiroquai, storia di una favolosa odissea Funk

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    Eccomi lì, intento a sfrecciare per le roventi strade di Nevrotic Town (o Torino, se siete nostalgici) a bordo della mia fedele Great Point Blue Shark, che ruggisce su quell’asfalto rovente. Il traffico dell’ora di punta è emigrato verso posti più freschi, permettendomi di muovermi da una parte all’altra della città senza particolari difficoltà. L’aria del finestrino muove la manica della mia camicia Acapulco, mentre dalla radio la voce dello speaker detta il ritmo della spensieratezza di questo giorno di metà agosto. Pochi istanti dopo dalle casse irrompe Emergency On Planet Earth dei Jamiroquai, con tutto il suo fascino funky. Il volume si alza automaticamente ad un livello osceno, rimbombando per la città vuota.

    Strade d’Agosto in Nevrotic Town (aka Torino)

    I Jamiroquai irrompono come un tuono funk sull’industria discografica nel 1992 a Londra, su idea del cantante Jay Kay (al secolo Jason Cheetham) e del tastierista Toby Smith, i quali per questo progetto fondono insieme il termine inglese Jam (che sta ad indicare un gruppo di musicisti intenti a suonare e ad improvvisare) e Iroquai, nome inglese della popolazione di nativi americani degli Irochesi. Il tutto nasce quando Jay Kay viene rifiutato ad un’audizione per prendere parte come cantante del gruppo acid jazz inglese dei Brand New Havies: qui ha la possibilità di dare forma alla sua personale visione di musica, che permetterà ai Jamiroquai di ottenere il successo internazionale e di diventare inconfondibili.

    Un giovane Jay Kay con uno dei suoi caratteristici cappelli, vero e proprio marchio di fabbrica nelle sue esibizioni e nei video dei Jamiroquai

    La band dà alle stampe il suo album di debutto, Emergency On Planet Earth nel 1993, dal quale verranno estratti When You Gotta Learn, Emergency On Planet Earth, Too Young To Die e Blow Your Mind, tutti diventati grandi successi nonché grandi classici del gruppo.

    I Jamiroquai si distinguono subito per le loro sonorità Acid Jazz e Funk che strizzano l’occhio alla Disco Music degli anni Settanta, proponendo una sua naturale ed irresistibile evoluzione che caratterizzerà buona parte dei successivi lavori della band. Il gruppo può contare sulla sublime abilità dei suoi musicisti e sul grandissimo talento di intrattenitore del suo cantante e frontman Jay Kay. La sua bravura nel ballare e i vestiti eccentrici esibiti nei concerti e nei video hanno permesso ai Jamiroquai di creare video musicali che sono stati largamente messi in rotazione su Mtv, diventando pezzi di storia dell’emittente televisiva dedicata alla musica, avendo anche un forte impatto sulla cultura pop.

    I Griffin fanno un divertente riferimento ai Jamiroquai e al video di Virtual Insanity

    I Jamiroquai hanno aperto la strada ad una commistione di generi senza precedenti, arrivata in un contesto storico culturale come gli anni Novanta, caratterizzato dal canto del cigno del Grunge, l’avvento delle boy e girls band e della dance con le sonorità tipiche della decade. Sono senza dubbio (gusti personali a parte, s’intende) uno dei regali più belli che le divinità della musica possano aver fatto agli incasinati e fallaci esseri umani. Rappresentano uno dei modi più interessanti e senza precedenti di far veicolare cultura e commistioni tra i vari generi musicali, dimostrando che effettivamente la musica è un solo linguaggio universale. Se siete alla ricerca di qualcosa di diverso mettete su un disco dei Jamiroquai, uno dei rimedi più interessanti contro il logorio di questo incasinato e ormai fottuto mondo moderno. Come sempre, ascoltare (e soprattutto ballare) per credere.

    Hank Cignatta

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    Sono la mente insana alla base di Bad Literature Inc. Giornalista pubblicista, Gonzo nell’animo, speaker radiofonico, peccatore professionista, casinista come pochi. Infesto il web con i miei articoli che sono dei punti di vista ( e in quanto tali condivisibili o meno) e ho una particolare predisposizione a dileggiare la normalità. Se volete saperne di più su di me e su Bad Literature Inc. leggete i miei articoli. Ma poi non dite che non siete stati avvertiti.

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