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    Hey fermo: cos’è quel suono? Il triste anacronismo di un assolo di chitarra elettrica

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    Il sole torna nuovamente a splendere sul cielo depresso di Nevrotic Town per la prima volta nell’arco di quella che è stata una settimana piovosa e fredda. Nella terra dei Lotofagi il tempo gioca brutti scherzi e pare goda nel vedere impazzire quei microscopici pupazzi dall’incazzatura facile comunemente chiamati esseri umani. Tutto continua a scorrere come sempre, ma con il cielo terso e questo sole alto capace di scaldare anche la mia anima ormai buia e tenuta insieme con più giri di scotch di infima qualità le cose hanno un ritmo decisamente diverso. Accompagno questo strano tardo pomeriggio di metà settimana con una birra e del buon rock a farmi da colonna sonora sparato nelle cuffie. Il prossimo brano che sbomballa i miei padiglioni auricolari è For What Is Worth dei Buffalo Springfield, stupendo inno di protesta ormai scolpito nelle pieghe imperiture della storia del rock e della musica. La mia playlist giunge al termine e libero i miei timpani strigliati. In strada passa una macchina con Where is my mind? dei Pixies all’ultimo volume mentre un gruppo di ragazzini si ferma, guardandosi con fare interrogativo per poi scoppiare a ridere e mettere su un brano “trap” che parla di come “se mi tocchi scendono dal cielo dei Parà mentre sono con quaranta ladri Alì Babà”.

    Ma basta guardarsi attorno per comprendere ormai quanto ascoltare il rock ed essere rock oggi, nel 2019, sia diventato tristemente anacronistico. Parliamo chiaro: in tempi in cui ogni qualsivoglia talento debba passare attraverso l’insidacabile giudizio di giudici e “autorevoli” addetti ai lavori non si ha più né il tempo ma soprattutto la voglia di soffermarsi a valutare la qualità di ciò che intossica le sinapsi ventiquattro ore su ventiquattro. Un costante bombardamento di immagini e di suoni che stimolano e stuprano costantemente i nostri sensi. Se accendi la tv c’è un reality o talent show per ogni aspetto della nostra quotidianità. Niente di tutto questo è sano in quanto non porta assolutamente alla possibilità di mettere il luce qualcosa di buono. C’è la novità del momento, la luce dei riflettore rimane puntata sui loro faccioni increduli per un lasso di tempo limitato nel quale le star del caso cercheranno di costruirsi una carriera per poi piangere in qualche trasmissione del fatto che siano andati velocemente incontro al declino, asciugandosi le lacrime e soffiandosi il naso con il cospicuo assegno ricevuto dal network al quale hanno dato l’esclusiva della loro intervista.

    E’ triste dirlo, ma ascoltare musica rock ed essere rocker oggi è diventato dannatamente anacronistico, fuori da tempi in cui l’unica cosa che conta è registrare un “brano” contenente frequenti rullate campionate e un tempo che oscilla indicativamente tra i centoventi e i centosettanta bpm (battito per minuto). Farcite il tutto con testi che non hanno nulla da dire, con discografici che sperano di dare un senso alla propria disoccupazione, guarnite con improbi personaggi che non danno giustizia all’essere pacchiani, date una spolverata di vaccate capaci di far infiammare l’opinione pubblica, aggiungete un testo senza senso che non ha davvero nulla da dire, mette in forno per ventiquattr’ore e avrete il successo del momento. Imbracciare uno strumento musicale, imparare a suonarlo, mettere insieme una band, andare alle prove, andare a suonare in locali per qualche birra o piatti di pasta di chimica produzione e avere una conoscenza musicale farà di voi dei facili bersagli dello stupore di chi non si pone domande e ritiene giusto tutto quello che gli viene proposto. Il tempo passa, la musica si fa sempre più gracchiante, i giganti muoiono e i giovani prendono strade differenti. E non è una questione di gusti. Se uno ha modo di conoscere e comprendere ha la possibilità di sceglierseli, i gusti musicali. Se mancano le basi si applaude alla prima stronzata che gli viene vomitata nei padiglioni auricolari o nelle sinapsi. E il mondo sarà in mano ai terrapiattisti. Addio quindi alla magia dei grandi concerti, dei mega festival rock come il Loollapalooza o il Rock In Rio, alle emozioni che un assolo di chitarra pettina capelli è capace di trasmettere, all’adrenalina di un brano cazzuto o all’atmosfera di una power ballad. Presto tutto questo sarà materiale da museo. O per l’ennesimo biopic per il quale Hollywood si strapperà le vesti gridando il fatto che l’Industria dei Sogni è finalmente uscita dalla sua crisi. E quando la musica sarà finita accendete le luci. Il risveglio non sarà affatto dei migliori.

    Hank Cignatta

    Sono la mente insana alla base di Bad Literature Inc. Giornalista pubblicista, Gonzo nell’animo, speaker radiofonico, peccatore professionista, casinista come pochi. Infesto il web con i miei articoli che sono dei punti di vista ( e in quanto tali condivisibili o meno) e ho una particolare predisposizione a dileggiare la normalità. Se volete saperne di più su di me e su Bad Literature Inc. leggete i miei articoli. Ma poi non dite che non siete stati avvertiti.

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