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    Eddie van Halen, addio ad uno delle ultime grandi leggende della chitarra elettrica

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    La notizia della morte di Eddie Van Halen, leggendario chitarrista e co-fondatore dell’omonima band, arriva come un fulmine a ciel sereno mentre sono al telefono. Leggo la notizia sullo schermo del computer e, per qualche istante, il mondo torna ad ovattarsi. Non credo ai miei occhi, nonostante questo fottuto 2020 mi stia brutalmente abituando a credere all’imponderabile. E’ morto a sessantacinque anni a causa di un tumore alla gola che si è rapidamente esteso al cervello, andando ad intaccare tutti gli altri organi vitali. Avviso il mio interlocutore, il quale rimane incredulo tanto quanto il povero bastardo che vi scrive. Un volta conclusa la chiamata rimango per qualche istante a pensare alla portata della notizia, che continua a rendere ancora di più la storia del rock e, in senso più ampio quello della musica.

    Eddie Van Halen ritratto durante un suo leggendario assolo con la sua iconica chitarra elettrica Frankenstrat o Frank2

    Eddie, insieme al fratello Alex, nasce nei Paesi Bassi per poi trasferirsi con la famiglia a Pasadena, in California. Qui si appassionano al rock e, spinti dal padre, iniziano a studiare musica. Inizialmente Alex suonava la chitarra ed Eddie la batteria ed in seguito decisero di scambiarsi strumenti per ottenere risultati migliori. E mai decisione fu più azzeccata di questa. La prima formazione della band con la quale Eddie avrebbe legato il suo nome all’Olimpo del rock era Mammoth ma era già utilizzato da una band locale. il cantante David Lee Roth suggerì quindi di cambiarlo in Van Halen, per ottenere una nomenclatura simile a quella dei Santana. I Van Halen iniziano ad ottenere popolarità esibendosi nelle scuole superiori della California per poi spingersi verso palcoscenici sempre più ampi e prestigiosi, come quello del famoso Whiskey A Go Go di Los Angeles. La grande occasione per i fratelli Van Halen e per il resto del gruppo giunge nel 1977 quando riescono ad ottenere l’attenzione dei produttori discografici Mo Ostin e Ted Templeman della Warner Bros. Records, i quali li mettono sotto contratto per far loro pubblicare l’anno seguente il loro omonimo album di debutto. Il resto è davvero storia.

    I Van Halen nella loro formazione storica: da sinistra Alex Van Halen, Eddie Van Halen, David Lee Roth e Michael Anthony

    Nonostante i Van Halen siano conosciuti ai più (anche a chi non è un particolare amante del rock in senso più stretto) per Jump, il loro brano più famoso e pop, nel corso della loro carriera hanno legato il loro nome a brani decisamente più incisivi e dalle solide sonorità hard rock. Ain’t Talk About Love, Too Hot For Teacher, Runnin With the Devil, You Really Got Me e tante sono diventati dei classici della discografia del gruppo statunitense e dell’intera storia del rock. I Van Halen si sono anche distinti grazie alla raffinata perizia tecnica di Eddie, che grazie alla tecnica del tapping (tecnica chitarristica che permette di suonare senza pizzicare le corde, utilizzando la mano destra allo stesso modo di quella sinistra e viceversa. Egli ha infatto codificato la tecnica già impiegata da Harvey Mandel e dal chitarrista dei Genesis, Steve Hackett. Ciò ha permesso al suono dei Van Halen di essere unico e ad Eddie di diventare ben presto uno dei più importanti nonché influenti virtuosi della chitarra elettrica, in grado di ispirare molte generazioni future di musicisti.

    I Van Halen sono senza dubbio una delle band iconiche degli anni Ottanta e Eddie è stato uno dei chitarristi più famosi del periodo. Con lui se ne va un artista unico in grado di dare un grande impulso al rock e alla sua vena creativa. Il re è morto, ma decisamente non dimenticato. Rock In Peace Eddie Van Halen.

    Hank Cignatta

    ® Riproduzione riservata

    Sono la mente insana alla base di Bad Literature Inc. Giornalista pubblicista, Gonzo nell’animo, speaker radiofonico, peccatore professionista, casinista come pochi. Infesto il web con i miei articoli che sono dei punti di vista ( e in quanto tali condivisibili o meno) e ho una particolare predisposizione a dileggiare la normalità. Se volete saperne di più su di me e su Bad Literature Inc. leggete i miei articoli. Ma poi non dite che non siete stati avvertiti.

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